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Infernal Forces Festival 2018 - 10/27/2018 - Live Music Club - Trezzo S/A (MI)

Negli ultimi anni nel nostro Paese sembra essere /rinata la voglia di live: tra i molti festival e proposte che nascono sul territorio il 2018 da i natali alla prima edizione dell’Infernal Forces, che con un bill di tutto rispetto si propone come un possibile punto di riferimento di eventi di metal estremo. La scelta della location da parte degli organizzatori ( tra i quali spicca la webzine Metalitalia.com, già promotrice dell’omonimo festival) è ricaduta ancora una volta sull’ormai celebre Live Club di Trezzo, che negli anni è diventato uno dei principali punti di riferimento per i concerti metal in Italia. Per questo show si sono avvicendati sul palco band death e black che hanno regalato una pioggia di fuoco e fiamme. Noi di Holymetal non potevamo mancare ad una simile occasione! Ecco cosa è successo quindi in questa giornata di metal senza compromessi!

DISTRUZIONE

La band emiliana capitanata dal frontman Davide Roncai non ha bisogno di presentazioni: la storica band tricolore dedita ad un compatto death thrash dimostra di trovarsi ancora a proprio agio sulle assi del palco anche dopo più di vent’anni di attività. Nella mezz’ora abbondante di concerto, i nostri non hanno fatto prigionieri. Nonostante un Live Club ancora parzialmente vuoto, brani come la bellissima Uomini contro Uomini o la violenta Pianeta Dissolvenza con le sue virate sul grind old school sono stati capaci di creare il primo mosh nel pit delle prime file di metalhead. Qualche problema di suoni, con le chitarre forse un po’ nascoste nel mix, non ha scalfito una prova di tutto rispetto.
Orgoglio e passione, queste le due parole che hanno riassunto il breve set di questa longeva realtà parmense fresca della recente uscita sul mercato del buon nuovo disco Inumana. Band da riscoprire e consigliata a tutti i nuovi metalhead che sono convinti che in italia non vi siano gruppi che hanno qualcosa da dire!

ANTROPOFAGUS

Tocca ora ai liguri Antropofagus impossessarsi del palco: dopo le sfuriate thrash death dei Distruzione, è ora il technical brutal death tanto in voga negli ultimi anni a fare da padrone. Con a disposizione dei suoni all’altezza, il quartetto genovese sembra però fare un po’ di fatica a trovare la giusta tensione in sede live: tecnicamente ineccepibili ( ottima la prova al basso di Void, vera spina dorsale della band insieme all’altrettanto valido drummer Rigel) gli Antropofagus hanno avuto bisogno di qualche brano prima di riuscire ad “arrivare” ai metalheads presenti, forse un po’ spiazzati dalla proposta molto “chiusa” della band. Ma brani come Blessing Upon my redemption o la bella dedica a Brett Hoffmann dei Malevolent Creation Living in fear sono riusciti a ridare luce ad una prova riuscita a metà. Un po’ un peccato, perché gli Antropofagus sono una solida realtà brutal death: ci auguriamo di poterli rivedere al più presto, per poter godere appieno del palese potenziale della band.

HOUR OF PENANCE

Ecco che poco dopo le 18.00, sale sul palco la band che rappresenta il primo vero highlight della giornata. Compatti, incisivi, tecnici: la band tricolore mette a ferro e fuoco le assi del palco con una prova senza sbavature. Tech death suonato a mille, con un Paolo Pieri impegnato alla chitarra e alla voce sugli scudi. Il muro sonoro innalzato dai “chirugici” musicisti è denso e claustrofobico ed attrae il pubblico proprio come un buco nero. Infatti sotto il palco la gente si accalca, l’attenzione cresce. Cambi di tempo, inaspettati hook melodici, dowtempo spacca ossa. Questi sono i complessi brani proposti dalla band capitolina tratti anche dall’ultimo lavoro in studio Cast the first Stone targato 2017. Si capisce subito che gli Hour of Penance hanno imparato molto da anni di duro lavoro e esperienze live europee anche di livello. Sicura di se e dei propri mezzi, la band lancia tra il pubblico veri e propri missili sonori come Desecrated Souls o Minsconception. Il growl del frontman è profondo e sembra arrivare direttamente dagli inferi. Le chitarre tagliano l’aria e la devastante sezione ritmica affidata al duo Mastrobuono/Billia annichilisce il pubblico. ìProva di alto livello quella di stasera: rimane forse un po’ di amaro in bocca per il poco tempo a loro dedicato. Un pensiero personale: forse gli Hour of Penace nella loro carriera hanno seminato molto di più di quanto realmente raccolto. La perizia tecnica e la compattezza del combo capitolino sono ile caratteristiche principali che hanno posto questo concerto ad un livello decisamente alto.

ENTHRONED

Ci allontaniamo dai lidi death ed entriamo in territorio black con i danesi Enthroned. Veterani della scena black europea, i blackster del defunto Cerunnos purtroppo hanno proposto una show tra luci ed ombre. Poco aiutati da suoni molto sbilanciati per almeno metà concerto, gli Enthroned hanno proposto brani da tutta la loro discografia come Hellgium Messiah o Evil church. Ma per tutta la durata dello show è emersa una strana sensazione: se in alcuni frangenti la band è riuscita a trasmettere emozioni agli astanti, in particolari nei momenti più lenti ed epici della loro proposta, in altri è nato un senso di “già sentito” che hanno fatto calare l’attenzione. Show poco d’impatto quindi quello di questo storico act black. Peccato, perché la curiosità di poterli gustare live aveva creato una certa aspettativa. Rimandati

IMPALED NAZARENE

Gli Impaled Nazarene sono una band di culto. Irriverenti, blasfemi, goliardici. Con il loro black & roll macchiato di thrash, il combo finlandese capitanato dal folle Luttinen è stato il vincitore morale della giornata. La scelta di riproporre per intero Suomi Finland Perkele si rivela vincente. Schizofrenico disco con i quali brani gli Impaled mettono in ginocchio il Live club. Nonostante un Luttinen palesemente ubriaco ed un set accorciato, non manca nulla al loro concerto. Appaiono sul palco anche tre strani individui vestiti da roditori a cantare i cori dei malati brani black & roll!!
Goliardia e insanità mentale, che sul palco si altenano anche a momenti di vero male di vivere o di pogo facile, scatenato dalla più recente Armageddon Death Squad. Grande band dal vivo: senza fronzoli, niente tecnicismi. Solo voglia di suonare e divertirsi, senza schemi, senza regole.
L’inferno finlandese deve essere proprio un bel posto!

HYPOCRISY

Il primo co-headliner della serata è una delle band più amate in ambito death: sono infatti gli Hypocrisy di Peter Tägtgren a far esplodere il locale ormai pieno. Per l’occasione la band ha voluto proporre un set particolare, basato su una sorta di best of della loro lunga carriera. Professionali, con una cura al particolare che rasenta la perfezione. Suoni puliti e cristallini, potenti e annichilenti.
Il quartetto regala emozioni a non finire. Giochi di luci e fumo invadono il Live Club, con un Peter in grandissima forma dietro al microfono. Mattatore della scena, crea moshpit a proprio piacimento Partendo con una Fractured Millennium da brividi, lo show non presnta punti deboli. Ogni brano sembra uscire direttamente da un disco per la perfezione della resa sonora. Il pubblico canta i ritornelli catchy che impreziosiscono le canzoni death dei nostri. Una killing Heart devastante ci ricorda che il lungocrinito frontman non ha dimenticato come incantare dietro al microfono e la connessione diretta con il pubblico è palpabile. La festa viene però parzialmente rovinata dalla breve durata del set, incomprensibilmente tagliato. Breve ma intenso, questo concerto rimarrà sicuramente impresso nella memoria dei moltissimi fan arrivati proprio per la band svedese.

KATAKLYSM

Maurizio Iacono è uno di noi. Il cantante italo canadese mette subito in chiaro il proprio orgoglio italiano, spiegando quanto ci teneva a portare i mastodontici Kataklysm nel Bel Paese dopo una lunga assenza. Il combo canadese è diventato negli anni una solida realtà e anche oggi ha dimostrato di meritare appieno la notorietà a livello mondiale. Un death ragionato, melodico, pieno di spunti melodici, parti al fulmicotone e groove pazzesco. Maurizio sa che non può tradire le attese di fronte al suo pubblico: i brani tratti dal nuovo Meditation sono già stati assimilati dai fans, che pendono dalle labbra del gigante buono dietro al microfono. Bordate senza pietà investono le prime file, ed il vocalist comanda come un centurione dal palco gli scontri. Le parti groove tipiche della proposta dei Kataklysm sembrano far sollevare il soffitto del locale e le songs si susseguono senza interruzione. Maurizio e soci cercano continuamente il contatto con il pubblico: non semplici musicisti, ma persone che amano i propri fans e la propria musica. Sorrisi complici tra la band ed il pubblico riescono a far accadere quella cosa alla quale raramente si riesce ad assistere: improvvisamente l’immaginario muro che separa l’artista e l’audience si dissolve. Tutto diventa espressione, tutti diventano protagonisti. Inutile parlare delle singole canzoni. Qui si parla di passione. Ed i Kataklysm sono l’esempio perfetto di un perfetto concerto Metal con la M maiuscola.

Mastodontici

Report a cura di Manuel Molteni

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