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MAYHEM + MERRIMACK - 5/24/2014 - Factory - Milano

La discesa in Italia dei padrini del black metal norvegese è un evento. I Mayhem hanno deciso di festeggiare il trentennale di attività con un tour europeo in compagnia dei francesi Merrimack, e il Factory di Milano è stato scelto come teatro di questo evento.
Arrivo poco prima delle otto al locale, e con mia grande sorpresa mi accorgo che il gruppo spalla, fautore di un classico black senza fronzoli sta già suonando. Per tanto posso solo assistere ad un paio di pezzi dei blackster transalpini insieme ad uno sparuto gruppo di fan anch’essi stupiti dell’orario di apertura dell’evento. Purtroppo già da questa esibizione ci si accorge che alcuni problemi di acustica presenti nella piccola sala dedicata ai live del locale, che si protrarranno anche durante la prova di Attila e soci.
Dopo un breve cambio palco, e mentre i locale si riempie di metalheads, il logo luminoso dei Mayhem accompagnato dalla marcia Silvester Anfang dà inizio al concerto dei Nostri.
Ed è subito un tuffo nel passato. Nonostante i già citati problemi di acustica, che non rendono giustizia alla coppia d’asce Teloch/Edger, il quintetto norvegese da l’idea di essere in palla. Un decisamento ingrassato (!) Attila Csihar èi l cerimoniere di questo sabba, aiutato da questo compito da Necrobutcher, che nonostante l’alto tasso alcolico, sembra voler stuprare il suo basso sempre distorto. E così i pezzi scorrono veloci, andando a ripescare classici della storia del black metal come Deathcrush, vero inno della musica più primordiale, che coinvolge il pubblico anche grazie ad un buon Hellhammer dietro il suo enorme drumkit, forse la vera spina dorsale dei Mayhem del 2014. In sede live il buon Attila è troppo statico sul palco, ma questo piccolo difetto viene spazzato via dalla sua voce, unica, che sembra a tratti arrivare relamente dall’aldilà. I Mayhem conoscono bene la materia della quale sono maestri, e durante la serata costruiscono una scaletta che rappresnta bene tutte le loro sfaccettature: dal black tout court di Pagan Fears, passando per una To Daimonion, brano con un taglio un pochino più moderno tratto dal sottovalutato Grand Declaration of war targato 2000 (ma che in sede live trova la sua migliore dimensione), fino ad arrivare a pezzi sulfurei, claustrofobici, come l’immancabile Freezing Moon, attesa dal pubblico e interpretata dal cantante ungherese con la sua imponente teatralità.
Durante il concerto ho avuto il piacere di ascoltare anche il singolo Spywar, brano che ha anticipato l’uscita del nuovo 7” uscito a fine Aprile, un ritorno in grande stile alla violenza black degli esordi.
Dopo un’ora e mezza di concerto, lo show termina con un ovazione del pubblico, circa 200 persone che salutano i padrini del black.
Alla fine tutti promossi? Purtoppo non posso rispondere positivamente a questa domanda; nonostante i Mayhem si sono confermati in grande spolvero anche in sede live, è doveroso fare nuovamente notare che i suoni del locale non erano sicuramente all’altezza del combo norvegese. In particolare le chitarre a tratti “sparivano”, sovrastate dal furioso drumming del grande Hellhammer, e in alcune parti anche la demoniaca voce di Attila veniva “mangiata” da riverberi e da un mixing probabilmente non corretto. Piccola nota di demerito anche alla scarsa promozione dell’evento, che insieme alle poche informazioni fornite ai fan, ha fatto si che l’evento coinvolgesse poco pubblico. Peccato, perché i Nostri hanno dimostrato che il black metal anche nel 2014 è vivo e vegeto. E con il senno di poi, alla fine è forse giusto così. Il black dei Mayhem è nato trentanni fa in buie cantine di Bergen, Norvegia, e la sua dimensione va sicuramente oltre a suoni non all’altezza. Bentornati Mayhem, bentornata old school.

Report a cura di Manuel Molteni

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