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Metalitalia Festival - 5/17/2014 - Live Club - Trezzo sull"Adda (Mi)

Complimenti vivissimi ai nostri colleghi di Metalitalia.com per aver messo in piedi, con la collaborazione di Eagle Booking Agency, per il terzo anno consecutivo (Ma mi piace ricordare anche una prima edizione di diversi anni fa a Bresso con tutti gruppi italiani…) una bella giornata all’insegna della nostra musica preferita, sempre in quel del Live di Trezzo che si conferma come uno dei migliori locali della nostra penisola anche per occasioni del genere, disponendo di un’ottima zona all’aperto e spazio per bancarelle varie. Insomma mi sembra che tutto sia andato bene, sia come affluenza di pubblico che come qualità della proposta delle band, di cui approfondiremo più in basso, che per mio sommo piacere quest’anno hanno visto protagoniste quelle del settore estremo e più pesante del metallo, a differenza degli scorsi anni dove c’era stata più varietà, ma giusto differenziare qualcosina per ogni edizione! Ma passiamo al resoconto di questo bel festival …

GAME OVER: Ad aprire tocca a questi giovani thrasher che potrebbero benissimo essere stati pescati direttamente dagli anni 80! Metallica, Exodus e compagnia bella sono le maggiori influenza dei nostri che però danno prova di buone capacità e soprattutto di saper tenere bene il palco, riuscendo giustamente a guadagnare il sostegno dei presenti. Una buona prova quindi per questi ragazzi, che infiammano bene il pubblico già dal primo pomeriggio.

ANY FACE: Cambio di palco ed è il turno dei varesini Any Face che ci propongono un death metal tecnico che però non mi ha fatto impazzire, o meglio, niente da dire sulla prestazione della band e sulle loro capacità, ma nell’insieme non sono riusciti a suscitare completamente il mio interesse, anche se ho trovato alcune loro parti veramente interessanti. A rendere più coinvolgente il concerto ci ha pensato il cantante che ha interagito costantemente con il pubblico, forse non conoscendoli ed avendo ascoltato solo qualcosa prima del concerto dovrei approfondire meglio, perché il pubblico mi è sembrato aver gradito molto.

NECRODEATH: Con lo storico gruppo genovese iniziano a suonare i pezzi da novanta del festival! Con un nuovo album in uscita proprio in questi giorni Peso & C. salgono sul palco con la voglia di dimostrare ancora di essere una delle band portanti delle scena italiana e sono autori di un concerto sicuramente molto buono, forse con dei suoni non perfetti e un Flegias che ogni tanto cala. L’impatto sulle prime file delle varie “Hate And Scorn”, la nuova “Lust”, “The Creature”, “Necrosadist”, “At The Mountains Of Madness” o “Mater tenebrarum” è stato quello di scatenare un pogo selvaggio e cori di incoraggiamento costanti ai nostri! Bel concerto quindi per i Necrodeath, anzi, degli ultimi a cui ho assistito il migliore da un po’ di anni a questa parte, speriamo anche che il nuovo disco riporti in auge questo storico nome dopo le ultime uscite tutte non troppo esaltanti.

HOUR OF PENANCE: Si passa da chi ha scritto la storia del metal italiano, a chi invece, la sta riscrivendo, sto parlando degli Hour of Penance da Roma, che oramai sono da qualche anno uno dei gruppi più quotati a livello mondiale se parliamo di death metal, giustamente aggiungo io. E uscito da poco il nuovo “Regicide” e i nostri incentrano maggiormente la scaletta su questa ultima loro fatica che è forse il disco più vario mai composto dai nostri, per il resto non sono mancati estratti dal precedente “Sedition” e una canzone rispettivamente da “Paradogma” e da quell’incredibile mazzata che è “The vile conception”. La prova dei nostri è stata rovinata solo da suoni non all’altezza nelle prime due canzoni, cosa che per fortuna dopo è subito migliorata, visto che il death metal iper brutale e tecnico degli Hour of Penance per rendere al meglio ha bisogno di suoni all’altezza per essere apprezzato come si deve. Anche la band romana scende dal palco tra gli applausi convinti dei presenti.

DESASTER: E’ il turno della prima band straniera della giornata, sto parlando dei giganteschi (fisicamente) Desaster, da sempre alfieri di un thrash black (più thrash per la verità…) che non ha mai visto l’ombra di un’innovazione, ma ben vengano band del genere, che poi quando c’è da salire su un palco sono una garanzia. Così è stato anche in questa occasione, certo i nostri non sono di sicuro tra i migliori, ma il loro sporco compito lo fanno sempre bene. Il loro concerto è stato un concentrato di intensità e sparate di buon vecchio thrash di scuola teutonica che hanno gasato i presenti e hanno scatenato più volte il pogo, unica canzone che si è differenziata rispetto alle altre “Teutonic steel” che è risultata quasi folkeggiante, per il resto solo viuuuulenza! I tedeschi dal vivo si confermano un panzer senza cedimenti!

MASTER: Altro cambio di palco e si presentano sul palco gli americani Master del buon Paul Speckmann, altra band che come i Desaster non ha mai voluto saperne di cambiamenti e di cui non si può assolutamente mettere in dubbio la coerenza. Come oramai anche i sassi sanno i nostri sono in giro fino dai primi anni in cui è stato inventato quel genere a noi tanto caro che porta il nome di death metal, io però sono tra quelli che non ha mai amato troppo i nostri, o meglio, li reputo non male ma niente a che vedere con gli altri mostri sacri di quegli anni. Il concerto è stato sicuramente di grande impatto e l’esperienza non si commenta, però dopo poco trovo ripetitive le canzoni dei Master, quindi mi baso solo sulle reazioni del pubblico, che a differenza mia, sono state di totale incitamento e soddisfazione per il concerto degli statunitensi.

IN.SI.DIA: Per la serie “guarda chi rivede”, ecco rispuntare dagli anni 90 i thrasher bresciani In.si.dia, di cui ricordo recensioni e qualcosa della loro musica visto che erano i primi anni che ascoltavo metal e che il nome all’epoca girava abbastanza. Tutto sommato la memoria non mi ha ingannato e mi sono ritrovato davanti una sorta di Metallica all’italiana, ma non prendete questo paragone come una cosa che sminuisce la musica dei nostri, assolutamente no, è solo per dare l’idea di quello che ho ascoltato. Il concerto è stato bello e scommetto che a qualche metallaro di vecchia data può anche essersi leggermente commosso su canzoni come “Grido”, “Il Tempo” o “Sulla Mia Strada”, così come la band mi è sembrata in forma ed entusiasta delle calorosa accoglienza ricevuta. Un bel ritorno!

IMPALED NAZARENE: Quando oramai ci si sta per avvicinare alla fine del festival è il momento dei pazzi finlandesi Impaled Nazarene, gruppo che non mi ha mai fatto impazzire su disco, ma di cui ho sempre molto apprezzato l’attitudine a non prendersi troppo sul serio a differenza di molti loro illustri colleghi, però mantenendo sempre una coerenza inossidabile! Dal vivo di sicuro Mika & C. non hanno bisogno di tante presentazioni, immaginatevi un black metal selvaggio suonato a mille con un’attitudine che più punk non si può e avrete più o meno idea di quello che gli Impaled Nazarene hanno sparato senza pietà sul pubblico, che sembra anche aver gradito molto, me compreso! Non sono mancate le varie ““Nuclear Warrior”, “Ghettoblaster””, estratti dal nuovo “Vigorous And Liberating Death” e chiusura con il botto con l’accoppiata ““Sadhu Satana” e “Total War – Winter War”. Insomma, gli Impaled Nazarene o li si ama o li si odia, a me stanno simpatici, però una cosa è certa, i loro concerti sono un’esplosione di energia e ignoranza, nel senso più positivo del termine!

AT THE GATES: Finalmente, dopo tanti buoni concerti nella giornata, è il momento dell’headliner, degli attesissimi At The Gates, non penso abbiano bisogno di presentazioni questi svedesi che hanno contribuito a scrivere la storia del death metal, non solo della loro nazione. Ma partiamo con quella che è a tutti gli effetti una brutta sorpresa, la band si presenta sul palco con una formazione a quattro! Purtroppo non avevo letto il comunicato della mattina e non sapevo che il chitarrista e fondatore Anders Bjorler aveva dovuto dare forfait a causa di, si parla, un’intossicazione alimentare, quindi ho temuto il peggio, ma per fortuna gli At The Gates si sono resi ugualmente artefici di un grande concerto, certo, non riuscito perfettamente, la seconda chitarra nello loro musica serve eccome, però è da apprezzare a come hanno sopperito a questo imprevisto e che hanno ugualmente scelto di suonare quando molti al loro posto magari avrebbero cancellato la data. Onore a loro quindi per la scelta, ma anche come scrivevo sopra per una prova maiuscola! Ricordo (ma potrei essere smentito…) che prima di stasera i nostri sono passati in Italia solo nel 96 di spalla ai Napalm Death e al Gods del 2008, quindi era il loro primo e vero concerto da headliner , l’attesa quindi era a mille sia da parte delle nuove leve che da parte degli ascoltatori storici, e penso che Tompa e gli altri dopo un’accoglienza tanto trionfale magari ci penseranno bene di aggiungere una data italiana al tour che terranno di supporto all’album di ritorno a fine anno.
Canzoni come“Suicide Nation” , “World Of Lies”, “Raped By The Light Of Christ”, “Terminal Spirit Disease”, “Nausea” e in chiusura “Blinded By Fear” e “Kingdom come”, sono state suonate nel miglior modo possibile, anche se non tutte hanno avuto la stessa resa, purtroppo in alcuni casi la mancanza della seconda chitarra si è fatta sentire maggiormente, così come non sono stati eseguite alcune canzoni dei primi dischi, quando i nostri erano più intricati rispetto al classico “Slaughter of the soul”. Cosa dire quindi? Grande concerto e grande accoglienza dei fan italiani, ma non possiamo parlare di prestazione perfetta, purtroppo la mancanza di Anders Bjorler ha amputato in parte la riuscita completa dello show, che comunque ripeto per l’ennesima volta, è stato comunque intenso e alla fine riuscito bene nonostante tutto.

Quindi tutti contenti e ci diamo appuntamento al prossimo anno!!!

Max

Report a cura di Paolo Manzi

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