Il nuovo Colony, con apertura a Brescia, sta facendo le cose in grande, forte di un notevole spazio a disposizione e, come vedremo, di un’acustica invidiabile anche da locali più rinomati.
Dicevo, fare le cose in grande, ovvero richiamare i Fates Warning in Italia, gruppo che mancava nella Penisola dal concerto fiorentino datato luglio 2007.
Causa impegni vari, arriviamo al locale proprio poco prima dell’inizio dei Prog Masters statunitensi, fatto che ci impedisce di vedere le due band di supporto, i validi Master Experience e Divided Multitude, a quanto ho sentito apprezzati opener della serata.
Ad ogni modo, mi tuffo di testa nel piatto forte offertoci dal Colony, i Fates Warning, freschi dell’uscita di “Darkness In A Different Light”, con una formazione da urlo, anche se defezionaria dello storico axeman Frank Aresti, impegnato in patria e rimpiazzato dal giovane talento di Michael Abdow, che vede coinvolti oltre ai soliti Jim Matheos e Ray Alder, una delle sezioni ritmiche più devastanti e portatrici sane di groove, quale quella composta da Joey Vera al basso e Bobby Jarzombek dietro le pelli.
Partenza con “One Thousand Fires”, nuovo e azzeccato brano, con un ritornello dalla melodia efficace già al primo ascolto, però è con la seguente “Life In Still Water” che si alzano subito i toni, facendo esplodere il Colony in un applauso più che meritato.
La proverbiale freddezza di Mr Matheos e compagni è rimarcata anche stasera, quindi, se le chiacchiere stanno a zero (nel vero senso del termine!), i fatti sono ben sedici brani di Progressive Metal dallo spiccato senso della forma-canzone, mai fine a se stesso ed auto celebrativo.
Da citare obbligatoriamente: “I Am”, “The Eleventh Hour” e “Point Of View”, terzetto di song che stende I fans accaldati ma tremendamente soddisfatti per la prestazione del quintetto dal Connecticut.
Sugli scudi la dolce e modulata ugola di Ray Alder che, di certo non sarà in grado di coprire le ottave della sirena John Arch (sempre e comunque il più grande rimpianto di casa Fates Warning, almeno per me!), ma che dalla sua ha una timbrica suadente che perfettamente si adatta alle partiture mai banali, intrecciate dal mastermind Matheos.
L’unico che pare indiavolarsi sulle assi dell’intimo palco del Colony è, manco a dirlo Joey Vera, abituato al sodo dei suoi Armored Saint, ma anche qui perfettamente amalgamato, sia con quel polipo di Jarzombek che col gruppo nel suo insieme.
C’è ancora spazio per le emozioni con un trio di chiusura altrettanto di spessore, che vede chiamate in causa nell’ordine la parte XI di “A Pleasant Shade Of Grey”, “Monument” e il finale, invero non proprio col botto ma pur sempre apprezzabile, con la lunga “Still Remains”, che congeda il pubblico accorso a Brescia, il quale paga il giusto tributo ad un gruppo più unico che raro come i Fates Warning, capaci di cambiare pelle innumerevole volte nel corso di trent’anni di carriera, sbagliando però in rarissime situazioni e, mantenendo sempre e comunque un livello d’eccellenza.
Post concerto con tanto di foto ed autografi da parte dei cinque americani, con i due membri storici schivi e “progressivi” anche al di fuori dello stage, se così si può dire…
In definitiva una serata ottimamente spesa ed all’insegna della qualità, un nuovo ed ambizioso locale (che ospiterà a breve anche Death Angel e Tygers Of Pan Tang tra gli altri), ideale per gruppi dalla portata “media”, utile come non mai in questi periodi, nei quali tante, troppe venue stanno chiudendo per i motivi più svariati, alla prossima quindi!
Report a cura di Alessio Aondio
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