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Kreator + Dark Tranquillity - 09/02/2005 - Rolling Stone - Milano

Nonostante proprio in questi giorni siamo nel periodo critico per l’influenza, col passare del tempo davanti all’entrata del Rolling Stone si accalca al freddo un gran numero di metallari, ansiosi di entrare per assistere ad un concerto che promette veramente bene. Fan di Dark Tranquillity e Kreator si ritrovano così ad attendere l’apertura, annunciata per le cinque e mezza e ritardata poi fin’oltre le sei. Al momento di entrare tutta la coda davanti al locale occupa circa la metà della sala, infatti un po’ per l’orario un po’ perché prima dei due gruppi principali si esibiscono altre due band, molta gente arriverà più tardi.

HATESPHERE
Tocca ai danesi Hatesphere aprire la serata, e lo fanno con grande passione ed allegria, scaldando il pubblico con i pezzi tratti dai loro tre album. Il quintetto mostra di avere una gran carica (anche se non spiccano in originalità) e la mezz’ora concessagli per esibirsi non rende loro giustizia, con il cantante che simpatizza subito col pubblico grazie ai pochi vocaboli che sa di italiano (e chi c’era si è potuto così fare due belle risate). Comunque un ottima prova, grazie a brani come “Deathtrip” e “Murderous Intent”, che secondo quanto offerto li pone sicuramente al di sopra dei successivi Ektomorf, grazie anche alla buona qualità dei suoni, con l’impianto regolato per i due headliner della serata.

EKTOMORF
Dopo gli Hatesphere salgono sul palco gli Ektomorf, gruppo di origini ungheresi, che compie bene il suo dovere, bravi musicalmente ma purtroppo non centrano molto con gli altri gruppi dato che il loro trash è molto influenzato dal nu metal, richiamando a volte i Soulfly di Max Cavaliera, ed è poi contaminato con sfumature che derivano dalla tradizione del loro paese. In definitiva risultano dunque il gruppo che ha riscosso meno successo in tutto il concerto, ma più che per colpa loro perché credo che non siano propriamente adatti ad una serata di questo tipo.

Arriviamo così verso le otto di sera e dentro al Rolling Stone lo spazio è ormai pochissimo e l’atmosfera si scalda mentre si preparano i Dark Tranquillity, ansiosi di esibirsi dal vivo freschi del loro nuovo successo “Character”.

DARK TRANQUILLITY (Report di Simone Bonetti)
La band fa il suo ingresso accolta da un boato del pubblico e attacca con “The Treason Wall”, tratta da “Damage Done”. Il suono è buono già dall’inizio e la band si mostra carica con Stanne che salta di qua e di là dimostrandosi un ottimo frontman. Subito vengono proposte 2 canzoni dal nuovo album quali “Through Smugded Lenses” (tagliata comunque della parte elettronica finale) e l'opener “The New Build” presentata da Stanne come una delle loro canzoni più violente.
La scaletta pesca sia dalla produzione più recente del gruppo sia da quella più datata (testimone ne è una devastantissima “Of Chaos And Eternal Night” che non veniva eseguita dal vivo da molto tempo) tralasciando inspiegabilmente il periodo più sperimentale del gruppo (gli album “Projector” e “Haven” di cui viene proposta la sola “The Wonders At Your Feet”, che il pubblico sembra gradire più di tante altre) forse per dare più spazio a canzoni più dirette. “Punish My Heaven” è come al solito la hit del gruppo e infatti tutto il Rolling Stone ne canta le linee melodiche e il testo con la voce di Stanne che è quasi coperta dal pubblico.
Tra una “Lost To Apathy” e una “Final Resistance”, dopo circa un’ora il concerto sia avvia verso la fine, con la band visibilmente emozionata che saluta il folto pubblico milanese. La prova del gruppo è stata praticamente priva di sbavature, con Stanne veramente ottimo sia come cantante che soprattutto come frontman. Le due asce macinano riff su riff anche se peccano un pò nella tenuta sul palco.

KREATOR
E dopo la breve ma intensa prestazione dei Dark Tranquillity ecco avvicinarsi il momento tanto atteso dal pubblico (che ormai ha riempito praticamente tutto il locale), si stanno infatti preparando i Kreator. Una volta salita sul palco, dopo “The Patriarch” (brano strumentale di “Violent Revolution” utilizzato come intro anche nella raccolta “Live Kreation”), la band parte subito a mille con l’opener, nonché titletrack del nuovo disco, “Enemy Of God”, seguita subito da “Impossibile Brutality”. E questo è solo un assaggio di quello che offriranno i thrasher tedeschi nelle circa due ore della loro esibizione: una carrellata che comprende quasi tutti i migliori brani del gruppo, scatenando così l’intero pubblico, che si lancia a tratti in bodysurfing e pogo assassino.
Mille è in forma smagliante e macina un riff dietro l’altro col supporto della buona prestazione di Sami e Christian anche se un po’ statici sul palco, e del solito Ventor alla batteria, inoltre si dimostra ancora una volta un’ottimo trascinatore già all’annuncio della terza canzone in scaletta ovvero la storica “Pleasure To Kill”.
Grazie alla buona qualità del suono che accompagna l’intera serata ed a una prova che ripaga con gli interessi i tre quarti d’ora scarsi del Gods di tre anni fa, il concerto scorre alla perfezione, con un ottimo riscontro da parte del pubblico, che spesso e volentieri accompagna Mille nei testi delle canzoni. Intanto si crea la giusta atmosfera con il palco coperto di fumo colpito dalle luci rosse dei riflettori, passando da “Violent Revolution” a “All Of The Same Blood”, da “Ripping Corpse” a “Terror Zone” a “Renewal” senza dimenticare “Estreme Aggression” e “Phobia”, brani che percorrono un po’ la storia del gruppo, con in mezzo altri pezzi tratti dal nuovo album quali “Suicide Terrorist” e “Voices of Dead”, Mille si esibisce negli assoli che hanno reso celebri le canzoni dei Kreator, con i fan ormai carichi al massimo sempre pronti a scatenare l’inferno.
Ad un tratto le luci si spengono e il quartetto si concede una pausa abbandonando temporaneamente il palco, ma tutti sanno benissimo che la parte migliore di una serata già esaltante deve ancora venire, e così al ritorno della band seguono le vere perle del concerto, a partire dalla devastante “Betrayer” ci avviamo così verso la fine della serata con “People Of The Lie”, tornando poi agli esordi del gruppo grazie a “Flag Of Hate” (annunciata da un unanime “It’s time to raise the flag of hate”) e chiudere l’esibizione con “Tormentor”.
Mille e soci lasciano così il palco tra gli applausi e con una promessa, di tornare in Italia il prima possibile, consapevoli di aver offerto una prestazione indimenticabile dalle espressioni più che soddisfatte dei fan, che si avviano verso l’uscita tutti con la stessa certezza: i Kreator sono tornati e sono i grandissima forma!

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Report a cura di Marco Manzi

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