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Machine Head + Hatebreed + Bleeding Through - 2/9/2010 - Alcatraz - Milano

Forti di un album scintillante come "The Blackening" e svariati tour di successo tornano in Italia i Machine Head, questa volta in compagnia di Bleeding Through e Hatebreed, una serata quindi parecchio 'core dove per innumerevoli volte a fare da protagonisti sono stati circle pit e poghi devastanti.
Visto l'abbandono degli All Shall Parish tocca ai californiani Bleeding Through aprire la serata sul main stage dell'Alcatraz, suonando una manciata di pezzi che hanno dimostrato lo buon stato di forma della band, entrata subito in partita e disinteressata alla posizione in scaletta, lo show è stato infatti abbastanza coinvolgente e non sono pochi i fan che erano fin dall'inizio nelle prime file anche per loro. Il gruppo ovviamente ha ripagato questi fedeli, riscaldando la platea e regalando quell'intensità difficile da trovare in una band di chiusura, vengono addirittura scatenati i primi circle pit e l'unico wall of death della serata, probabilmente i supporter non potevano chiedere di più. Bravi e professionali.
Un rapido cambio palco ed è la volta di Jamey Jasta e dei suoi Hatebreed, band che ha sempre fatto delle esibizioni dal vivo il suo punto di forza, e questa sera lo hanno ancora dimostrato, non ripetendo la clamorosa performance dell'Hellfest 2009 (visto anche il numero del pubblico) ma facendo comunque la gioia dei propri sotenitori. Il tempo a loro disposizione è tutto sommato parecchio, vengono proposti circa 15 pezzi ben diramati tra la loro discografia, si passa dall'opener "I Will Be Hard" a pezzi recenti come "In Ashes They Shall Reap" e "Hands Of A Dying Man", ma è su quelli storici che la performance entra nella fase calda, scatenando moshpit e circle pit con le immancabili "Live For This" e "This In Now", lasciando poi spazio nel finale a "Last Breath" e "Destroy Everything", che caricano quasi di più la band che il pubblico stesso, Jasta e soci sembrano infatti aver apprezzato parecchio l'audience milanese. Dunque una prova non indelebile ma decisamente soddisfacente e professionale.
Alle 21 circa è la volta degli headliner, i Machine Head sono pronti per regalare un concerto dei loro, energici, devastanti e pressochè unici. Appena i ragazzi fanno ingresso on stage, sulle note d'apertura di "Clenching the Fists of Dissent" si nota che c'è qualcosa che non va, l'acustica è infatti pessima, i volumi sono decisamente alti, la voce di Flynn e le due chitarra sovrastano la batteria di McClain e il basso pressochè inesistente di Duce, il risultato è un miscuglio impastato di suoni spaccatimpani che renderanno abbastanza fastidioso l'ascolto per tutta la durata dello show. Mi chiedo com è possibile che una band come i Machine Head debba avere un trattamento cosi pessimo, addirittura peggiore dei gruppi spalla, misteri che probabilmente non verranno mai risolti. Penalizzati da questo scempio i ragazzi non si fanno però di certo pregare, regalandoci quasi due ore di concerto partite forse in sordina ma trasformandosi poi in un'esibizione killer che ha messo in luce le eccellenti abilità on stage di questo gruppo. La setlist è eccellente, dopo la gia citata apertura è la volta di "Imperium" e "Beautiful Mourning", diventate oramai una sicurezza in sede live, in grado di scatenare circle pit paurosi, accompagnati da moshpit selvaggi e senza regole. Flynn è il solito mostro da palconscenico, in pochi sanno tenere il palco come lui, se poi ci si mette un Phil Dammel in serata (questa volta non è svenuto!) il risultato non può essere altro che da standing ovation. Si fa un tuffo nel passato con "Spine" e "Ten Ton Hammer" per poi tornare agli eventi recenti con un'inusuale "Now I Lay Thee Down", riproposta perfettamente ma rovinata dai suoni improponibili. Su "Aesthetics Of Hate" e "Old" si scatena il delirio, spezzato poi dalla intermediaria "The Burning Red", che funge da pausa prima delle mazzate finali. Per la gioia dei fan di vecchia data (e qui mi ci colloco) viene proposta a sorpresa anche "Block", sulla quale si scatena forse il circle pit più grande della storia dell'Alcatraz, sostenuto da quel mostro che si chiama Robb Flynn, coinvolgente e sempre più a suo agio nel ruolo di leader. Breve pausa e c'è ancora spazio per due tegole immancabili, su "Halo" si scatena un headbanging furioso, supportato ancora una volta dal frontman, mentre "Davidian" chiude la serata distruggendo gli ultimi neuroni rimasti al pubblico milanese, scatenando per l'ennesima volta circle pit mastodontici ed ecatombe di persone appena sotto il palco, un macello come pochi sanno fare.
Tra gli abbondanti applausi se ne vanno quindi i Machine Head, diventati oramai una garanzia e un nome di punta nella scena metal mondiale, penalizzati questa sera da suoni pietosi, tuttavia sempre sull'attenti e autori di una performance che siamo certi nessuno si scorderà. Avanti così quindi, MACHINE FUCKIN HEAD!


Setlist Machine Head:


1. Clenching the Fists of Dissent
2. Imperium
3. Beautiful Mourning
4. Spine
5. Ten Ton Hammer
6. Now I Lay Thee Down
7. Struck A Nerve
8. Aesthetics of Hate
9. Old
10. The Burning Red
11. Exhale The Vile
12. Bulldozer
13. Block
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14. Halo
15. Davidian


Report a cura di Thomas Ciapponi

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