Era da mesi ormai che aspettavo questo concerto, così avrei potuto verificare quanto sentito sulle prestazioni dal vivo dei Sonata Arctica e vedere finalmente i Nightwish (che prima d’ora erano venuti in Italia solamente 5 anni fa di spalla ai Rage) in quest’unica data nel nostro paese.
All’ultimo momento si è sparsa la voce che dovesse suonare anche Timo Raitulainen & Trio Niskalaukaus, precedendo Toni Kakko e compagni, ma così non è stato.
Quando salgo sulla metropolitana per andare al concerto incontro purtroppo un gran numero di persone che, non sapendo quello che si perdono, si avviano verso il Filaforum per vedere Anastacia e verso l’Alcatraz per i Maroon 5 (ci sono questa sera ben 4 concerti a Milano, se si contano anche i Node che suonano con i Tre Allegri Ragazzi Morti), ok che ognuno ha i suoi gusti, ma non li invidio di sicuro.
Arrivato a destinazione, trovo una coda ai cancelli che mi ricorda il concerto del mese scorso quando si erano esibiti gli Slayer, infatti si calcola la presenza di circa 8-9.000 persone. Mentre i bagarini cercano di piazzare i loro biglietti, arriva l’apertura dei cancelli e la gente che solo un attimo prima attendeva sotto una pioggia crescente si riversa all’interno del palazzetto.
Mentre i fan sempre più numerosi riempiono man mano il Mazda Palace aspettando l’inizio del concerto, ogni volta che compare un tecnico il pubblico inizia ad esultare inutilmente sperando che si facciano vivi i Sonata, la cui scenografia svetta dietro il palco, finchè finalmente intorno alle 20.30, sulle note della strumentale “Reckoning Day, Reckoning Night…” il quintetto fa la sua entrata ed apre lo show con “Misplaced”, tratta dall’ultimo album, così come la successiva “Blinded No More”.
Rispetto a quanto sentito dire e quanto ascoltato dai live devo ammettere che la voce di Toni Kakko sembra più in forma del solito (nonostante non sia eccezionale e non renda sicuramente come da studio), mentre devo dire che i suoni non sempre sono all’altezza (anche perché ricordiamo che i Sonata facevano da supporto e quindi le regolazioni erano state preparate per i Nightwish), in ogni caso Toni si muove bene sul palco senza strafare.
Nonostante lo spettacolo sia ovviamente orientato sulla promozione del nuovo disco, c’è comunque spazio per pezzi come “8th Commandment”, “Replica” (in cui il pubblico accompagna in coro la voce di Toni Kakko) e “My Land”, tratti dall’esordio “Ecliptica”, per la gioia dei sostenitori più accaniti, a cui seguono “Victoria’s Secret” e “Broken”, senza tralasciare l’indimenticabile “Black Sheep” mentre lo show dei Sonata si avvia alla fine con “Don’t Say A Word”, il primo singolo tratto da “Reckoning Night”, che sembra riscuotere un buon successo, per finire dopo circa un’ora con “The Cage”.
La delusione da parte di chi (come il sottoscritto) si aspettava canzoni come “Wolf & Raven”, “Fullmoon” o “San Sebastian” è ovvia, ma purtroppo il tempo non può permettere una scaletta troppo ricca ed è già positivo che il gruppo non si sia dimenticato di un album come “Ecliptica” e di quelli che comunque sono tra i loro pezzi migliori.
Nel complesso è stata comunque una buona prestazione, confermata dall’entusiasmo che il pubblico ha manifestato nei confronti della band (molta gente è venuta solo per loro) e con cui si è prestato a cantare la conclusiva e coinvolgente “canzoncina della vodka” su richiesta di Toni Kakko, seguita dai saluti conclusivi.
Sta per arrivare il momento dei Nightwish, ma bisogna attendere per una buona mezz’ora per sistemare il palco con la scenografia e vari effetti speciali, che faranno da sfondo ad un ottimo spettacolo. Il palazzetto viene così riempito di fumo e quando si dirada compaiono i protagonisti della serata, che si presentano con la nuova “Dark Chest of Wonders”, mentre i fan riprendono a scatenarsi di fronte alla fantastica voce di Tarja Turunen, e si esaltano ancora di più grazie agli effetti pirotecnici ed alle spettacolari fiammate che saliranno dal palco man mano che si svolge il concerto. Segue l’affascinante “Planet Hell”, altra traccia di “Once”, per poi passare a “Deep Silent Complete”. A questo punto Marco Hietala si ferma a incitare il pubblico prima di ripartire con la coinvolgente “The Phantom of the Opera”, con una grande prova di Tarja, ed “Ever Dream”, tratte da “Century Child”. Arriva poi il momento della splendida traccia acustica “Sleeping Sun”, e il bassista si siede fumandosi comodamente la prima di una serie di sigarette che troveranno spazio durante le pause e quando non è richiesta la sua voce. Conclusasi la canzone, viene fatta riposare Tarja, che si sta ampiamente meritando ogni singolo applauso e ne approfitta per cambiarsi vestito, mentre tra la sorpresa generale quando Marco grida: “Do you want some Megadeth?” si scatena il finimondo sulle note della cover di “Symphony of Destruction”, cantata con la voce aggressiva che caratterizza il bassista.
Tornata Tarja si riprende con un altro ottimo brano come “Bless the Child”, seguito di fila da tre favolose tracce da “Wishmaster”: “The Kinslayer”, “Wishmaster”, una delle canzoni che ha riscosso maggior successo (e a buon motivo), e “Dead Boy’s Poem”, e mentre i Nightwish danno il meglio di sé arrivano “Slaying the Dreamer” e “Nemo” in cui per l’ennesima volta il pubblico si unisce in coro alla voce della bella cantante. Lo spettacolo sembra giunto alla fine e i cinque si allontanano momentaneamente dal palco per poi tornare (con Tarja nuovamente cambiata d’abito) ed eseguire “Ghost Love Score”, affascinante brano in cui le parti orchestrali dell’album sono ovviamente registrate (sarebbe stato un problema portarsi un’orchestra sul palco!), completata scenograficamente da una pioggia di coriandoli bianchi e rossi che sommerge le prime file sul finale. Stiamo arrivando alla conclusione e questa volta Marco scherza col pubblico (che sta soffrendo un gran caldo) bevendosi una bottiglia di vodka, per poi presentare “Wish I Had An Angel”, ultimo singolo prodotto dal gruppo, che scatena ancora una volta i numerosi fan presenti e chiude il concerto in bellezza, non fosse per un problema di suoni nell’intermezzo della canzone, altrimenti perfettamente riuscita.
E’ senz’altro un grande spettacolo quello offerto dai Nightwish, anche se gli headliner della serata sembrano essersi fatti prendere parecchio dall’entusiasmo provocato dall’eccezionale successo di “Once”, (vedi Tuomas ed Emppu che avevano spesso atteggiamenti da primedonne), nonostante questo sono stati veramente molto bravi, dall’ottima qualità del suono alla stupenda prestazione di Tarja, a cui a più riprese venivano indirizzati cori che non apprezzavano esattamente le sue qualità vocali (giusto per farci riconoscere). Molto riusciti anche gli effetti scenografici che hanno impreziosito il concerto, peccato però che anche i Nightwish abbiano dovuto tralasciare alcuni loro cavalli di battaglia, come “Beauty and the Beast” in cui ci sarebbe stato il duetto Turunen-Kakko.
La band se ne va dal Mazda con la promessa di tornare presto in Italia (forse anche il prossimo anno) e viste le premesse sarà sicuramente uno spettacolo da vedere!
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Report a cura di Marco Manzi
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