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Play It Loud II - 2/23/2008 - Buddha - Orzinuovi (BS)

Parto da casa un poco prima delle 13 in direzione di Orzinuovi, dove giungo in meno di un’ora, e già mi trovo davanti qualche decina di persone che attendono l’apertura delle porte del Buddha, che ospita la seconda edizione del Play It Loud, organizzato dal prode Giuliano della MyGraveyard Production, e ormai considerato il Keep It True di casa nostra, infatti si vedranno poi gruppi di persone arrivate appositamente da Grecia, Francia, Germania e Spagna e da varie parti d’Italia.
Poco dopo le 14 si aprono le porte e circa alle 14:30 ecco salire sul palco i siciliani Berserker, che nella mezz’ora a disposizione propongono brani dal loro album di debutto “Blood Of The Warriors” con una buona carica, cominciando a catturare l’attenzione di parte dei presenti al festival con pezzi come l’opener “Fighting The Fear”, “Marching To The Glory” ed in chiusura “Eternal Life”. Prova più che buona per una band in giro dal 1989, grande apertura di giornata, e vari applausi nonostante i suoni non ancora ottimali.
Cambio di palco e tocca agli Alltheniko da Vercelli, che con il loro heavy metal molto orientato verso lo speed/thrash americano, mostrano di che pasta son fatti. Prestazione sugli scudi per il bassista-cantante Dave Nightfight, che non manca di cimentarsi in pose plastiche e divertenti per il piacere del pubblico che man mano aumenta di numero. Tanta energia per il trio, assieme a pezzi molto forti come “Thrash All Around”, “Sufferman”, la nuova “Thunder And Steel” con un bel siparietto coreografico a cura di una fanciulla, chiusura con “Sound Of Rust” e motivetto finale con presentazione dei membri della band. Bravi.
Arriva poi il momento per il terzo gruppo calcare le assi del palco del PIL…, ecco quindi i toscani Frozen Tears presentarsi davanti al pubblico. Concerto breve ma che comunque ha fatto vedere una band in forma, con una buona prova vocale del singer Alessio Taiti, coadiuvato in maniera eccellente dal resto del gruppo, con un lavoro notevole da parte delle due chitarre. Anche i suoni nel frattempo son migliorati e le esecuzioni di pezzi come l’opener “Instability”, oppure il brano di chiusura, l’ottima “Inner Vision”, ne han sicuramente giovato. L’esperienza si è vista.
Ormai siamo in pomeriggio inoltrato, nel vivo del festival, e tocca ai Tarchon Fist, guidati dal chitarrista Luciano “Lucio” Tattini, ex membro e fondatore dei Rain, continuare a riversare sul pubblico del buon e sano Heavy Metal… Forti di un ottimo debut album per My Graveyard, i 5 mettono in piedi uno show di musica suonata ottimamente, grazie anche alla grande coesione che si vede fra i vari membri, forti di una esperienza non da poco nel settore. Energia da vendere sui vari brani proposti, tra cui la veloce “Eyes Of Wolf”, la bella “Metal Detector” e in chiusura la coinvolgente e cantata da tutti nelle sue parti corali, “It’s My World”, sicuramente destinata a diventare uno dei cavalli di battaglia del combo bolognese. Ottima prova vocale del singer “Sange” e sulle ritmiche del bassista “Wallace”, mai domo e in continuo movimento. Tra i miei preferiti di questa kermesse.
Arriviamo dunque ad un gruppo storico e quasi “mitico” del panorama metal italiano, sto parlando degli Adramelch, che forse, con il loro sound più prog e raffinato, vanno quasi fuori dalla tematica classico-epica del festival, ma che comunque ha saputo dar prova di una performance che per certi versi ha stregato la platea. Concerto che ha ripercorso per certi versi le varie tappe della carriera dei milanesi, con pezzi come “Broken History”, l’immancabile “Zephirus”, “Fearful Vision”, o la più recente “Cluny Calls”. Impeccabili ed emozionanti, tanto eh che dal pubblico si alza l’ovazione… <>.
Agli inglesi Elixir il compito di andare avanti col festival, con la formazione originale e per la prima volta in Italia grazie a Giuliano. Performance sicuramente convincente e di alto livello per il quintetto, forti di un disco di culto come “Son Of Odin” del 1986, dal quale sono tratti pezzi come “Trial By Fire”, la titletrack “Son Of Odin” e il classico “Pandora’s Box”, senza dimenticare produzioni più recenti con brani come “Don’t Trust The Reaper” e “Knocking The Gates Of Hell”. Bravi e accolti con molto calore dai presenti, hanno risposto offrendo uno spettacolo da ricordare, sperando non resti un caso isolato, consono per una band di culto come loro.
La storia poi sale di nuovo sul palco, la storia italiana del Metal, per la terza volta dalla storica reunion del 2006, eccoli qui per il pubblico del Play It Loud, i Sabotage, con il carismatico Morby alla voce e il resto della band toscana in ottima forma. Heavy Metal direttamente dagli anni 80, acclamato dall’inizio alla fine, con pezzi proposti dai 2 album dove Mr. Morby comare come cantante, cioè “Behind The Lines” del 1986 e “Hoka Hey” del 1989. Apertura affidata ad “Hot Zone” e altre perle a seguire come “Mothers”, “I Believed”, “Promised Land” e la grande “Nightkiller” in chiusura di uno show esplosivo, accompagnato da cori ed ovazioni, con i fratelli Caroli sugli scudi e un Andy Fois in gran forma. Tra i migliori della giornata, speriamo in altri show.
Arriva il turno degli statunitensi Steel Assassin calcare le assi del palco del Buddha, altra chicca di questa edizione, autori di soli 2 album, una raccolta dei demo negli anni novanta e un album uscito nel 2007. Grande energia ed aggressività come vuole lo speed metal, unito ad una dose di epicità, regalano un concerto di grande effetto, anche se forse con volumi troppo elevati, a tutti i presenti, accalcati davanti al palco per applaudire la buona prova del gruppo. Un John Falzone scatenato incita il pubblico per tutta l’esibizione, arrivando persino a gettarsi tra la folla, gli scambi chitarristici della coppia Mooney e Curran, uniti ad una scelta di setlist piuttosto azzeccata con brani dall’ultimo lavoro e alcuni vecchi classici come “Attila The Hun” e “Crusader”, lasciano soddisfatti i più. Applausi meritati.
Altro cambio e altra band di culto per la prima volta in Italia, inglesi anche loro, sono i Cloven Hoof, posizionati appena prima delle 2 band co-headliner ed ennesima leggenda dell’ heavy metal britannico. Il cantante Russ North sembra abbastanza in forma e l’esibizione ne trova giovamento, e il pathos che quest’uomo trasmette fa quasi dimenticare i problemi alla chitarra e il volume del basso forse troppo alto. Grandi pezzi come “Gates Of Gahenna” o “Astral Rider” fanno la gioia dei fan qui per vederli all’opera e anche l’inedita Mutilator fa la sua parca figura in questo show sicuramente sopra le righe dove segnalo un Lee Paine al basso quasi indiavolato nel suo agitarsi senza mai star fermo.
E’ ora arrivato il turno del primo dei 2 co-headliner, quindi ecco salire sul palco i texani Helstar, guidati da un James Rivera (ricordiamo suoi trascorsi in band come Flotsam and Jetsam, Vicious Rumors, Seven Witches e Killing Machine) notevolmente in forma e sorridente. Heavy Metal di stampo americano mischiato a thrash, che investe il pubblico con una mazzata sui denti lasciando pochi superstiti grazie ad una performance sugli scudi di tutta la band e dall’ottimo James Rivera che offre uno spettacolo con i fiocchi. Grande scelta dei pezzi tra cui non si può non citare le ottime “The King Is Dead”, “Suicidal Nightmare” ed “Angel Of Death”, senza contare anche un brano più recente come “Tormentor”, a livello delle produzioni precendenti. Grande chiusura con la bellissima “Baptized In Blood” tra gli applausi generali e tanta voglia di rivederli. Ottima prova.
Ecco il culmine, ormai è tarda notte ed il mito sale sul palco, c’è chi dice che hanno creato l’epic metal, ci son molti che li citano tra le loro influenze e loro son qui, guidati dal leggendario chitarrista Mark “Shark” Sheldon, gli americani Manilla Road sono pronti a portarci nel viaggio intessuto dalla loro musica. Occasione ghiotta anche per l’uscita del nuovo ottimo album “Voyager” per la “MyGraveyard” di Giuliano Mazzardi (di cui potete trovare recensione su questo sito), da cui sono presentati un paio di brani, ma anche spazio ai grandi classisi sempre amati dagli affezionati. Esibizione molto sentita da tutti i presenti, e anche i suoni son più che buoni, così da apprezzare ancor di più la storia, narrata da brani come “Death By The Hammer”, “March Of The Gods”, “Necropolis”, richiesta a gran voce e la conclusiva “Up From The Crypt”, nonche in mezzo due brani da “Voyager”, “Blood Eagle” e l’affascinate titletrack “Voyager”. Grande prova di Mark Sheldon alla chitarra e nella parti vocali, buono anche il singer Brian “Hellroadie” Patrick nonche la zezione ritmica con Cory Christner alla batteria e Harvey Patrick al basso.
Emozioni, magia, epicità e di nuovo ovazioni e grandi applausi, nonchè ringraziamenti a Giuliano dalla band, ringraziamenti che non son mancati anche dai gruppi precedenti.
Tirando le somme, concludendo, non posso che promuovere appieno questo festival, ringraziare Giuliano per il suo impegno e la volontà di questa iniziativa, sperando in prossime edizioni, per portare alla ribalta il metallo più True, per portare ancora anche qui da noi la nostra versione del Keep It True….
Stanco e positivamente colpito, me ne torno a casa nella nebbia, sulle note del buon metal.

FOTO:
.: BERSERKER
.: ALLTHENIKO
.: FROZEN TEARS
.: TARCHON FIST
.: ADRAMELCH
.: ELIXIR
.: SABOTAGE
.: STEEL ASSASSIN
.: CLOVEN HOOF
.: HELSTAR
.: MANILLA ROAD

Report a cura di Marco "Mac" Brambilla

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