Dream Theater, 6 luglio 2004, Lazzaretto Bergamo: La serata di grande musica
nella piccola Bergamo è aperta dagli italiani Empty Tremor che propongono
quattro canzoni dal loro ultimo (e unico) album “The Alien Inside”.
L’efficacia che questa nuova band riesce a proporre su cd, non è la stessa
che riesce a trasmettere al pubblico durante la sua breve esibizione, come
tutte le band prog, infatti, i loro pezzi non riescono ad avere una presa
immediata su un pubblico che non conosce le loro canzoni. In ogni caso, “Who
You Really Are” strappa un caloroso applauso ad un pubblico che si presta ad
ascoltare un altro gruppo italiano i “Mind Key”.
La band napoletana propone subito i sui cavalli di battaglia “Deep Inside”,
“Lord of the Flyes” e la stupenda “Love Remain The Same”. La forza dei Mind
Key sta soprattutto nel saper dosare il “prog-metal” con melodie più
delineate e la voce del cantante Mark Basile, sempre concretamente acuta,
risulta veramente convincente soprattutto nei pezzi più aggressivi come
“Secret Dream”. Ottima anche la prova del tastierista Dario De Cicco che
ricorda da vicino Jordan Rudess, ed è forse per quest’assonanza allo stile
dei passati Dream Theater che la band lascia il palco tra gli applausi.
Tutto è pronto a questo punto per l’esibizione dei Dream Theater che
chiuderà il mini tour strettamente italiano (solo Roma, Firenze e Bergamo).
I fedelissimi che sostavano in piedi davanti alle transenne da più di cinque
ore vanno subito in visibilio alle note di “The Glass Prison” unita poi a
“This Dyng Suol”. Sarebbe una scelta sicuramente discutibile aprire con una
canzone così impegnativa se la band non potesse contare su un folto gruppo
d’appassionati che vanno in estasi nel veder proposte canzoni raramente
portate “on stage”, ed è anche vero che la band newyorkese è stata spesso
negli ultimi anni in Italia e può quindi offrire ai fans delle scalette
inedite. E in fede a questa scelta sono proposte di seguito “The Mirror” e
la bellissima “Peruvian Skies” che, dopo essere stata cantata a squarciagola
dal pubblico, viene allungata nel finale per dare la possibilità a Petrucci
e a Rudness di ammutolire tutti i maestri di chitarra e tastiera presenti al
Lazzaretto. “A Fortune in Lies” è l’unica canzone presa da “When Dream and
Day United” e permette a LaBrie sia di dimostrare a tutti come il suo stato
di grazia vocale permanga anche dopo il tour invernale, sia di far capire ai
fan di aver ritrovato la forma smagliante dei primi album dopo aver avuto un
grosso calo di prestazioni soprattutto nel tour di “Scenes From a Memory”.
Il Lazzaretto, lontano dal tutto esaurito, rischia di essere investito da
una tempesta che incombe sulla città durante “Under a Glass Moon”. Per
fortuna la pioggia si ferma a qualche chilometro dalle quattromila persone
radunate per lo show che alla grande continua con “Vacant” e “Stream of
Consciousness” e che vede nel finale una jam session dei tre strumentisti
lasciati soli sul palco da LaBrie che per un buon quarto d’ora sarebbe
rimasto “inutilizzato” sullo stage. Prima di finire lo show il cantante ha
in ogni modo la possibilità di riscattarsi con “Trial of Tears” e “Pull Me
Under”, così dopo solo due ore di musica la band lascia un pubblico che a
gran voce la acclama per un encore. Puntualmente non si fanno attendere e
fra l’incredulità generale viene suonata per intero “A Change Of Season”,
canzone 25 minuti raramente proposta per intero in tour anche da una band
che regala spesso anche tre ore di spettacolo ai suoi seguaci.
I Dream Theater fanno così capire ai loro detrattori di essere in piena
forma, e di poter affrontare i prossimi album forti della consapevolezza di
aver ormai conquistato una gran quantità di pubblico che difficilmente
abbandonerà questa band in piena corsa per il successo.
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Report a cura di Tommaso Bonetti
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