Germania: paese dei balocchi per qualsiasi amante dell'heavy metal! Quest'anno cattura la mia attenzione in particolar modo un festival
un pò diverso dal solito, il cui bill è composto per la maggior parte da gruppi che fanno parte di una scena, viking / pagan, che in Italia
non è molto seguita e di conseguenza molte band che compongono il bill difficilmente si vedranno nel nostro paese. Questo motivo, la
passione per questo genere e le tematiche che ne fanno parte mi spingono a partire ancora una volta. La destinazione è Lichtenfels, una
piccola cittadina situata nella Baviera settentrionale, molto vicina a Coburg, dove meno di tre anni fa si svolse il Blind Guardian Open
Air.
Ho sempre saputo che questo genere può contare un nutrito seguito tra il pubblico teutonico, fedellissimo in modo particolare delle bands
nazionali, ma non avrei ma immaginato che quasi 3000 persone si sarebbero assiepate nel palazzetto sportivo di Lichtenfels per assistere
all'evento. Si tratta di un pubblico variopinto, si va dal classico metallaro che tutti conosciamo a vari personaggi che alla classica divisa
preferiscono abiti e costumi medioevali, non solo cotte di maglia ma vere e proprie vesti degne della miglior rievocazione storica.
Ovviamente anche i gruppi presenti, molti dei quali provenienti dalla vicina Turingia, non sono da meno e nel corso delle varie esibizioni
assisteremo ad una vera e propria passerella di abiti ed armi di epoche ormai lontane.
La location è molto accogliente, un palazzetto dello sport sufficientemente grande per contenere un palco di media grandezza ed un'ampia
sala adiacente dove saranno posizionati gli stands del merchandising.
I suoni saranno sempre ottimi, con i volumi mai esageratamente alti ed un'impianto luci veramente di ottima qualità che consentirà di
creare ottime atmosfere nel corso delle varie esibizioni.
Preparate spade e scudi perché sta per iniziare il resoconto del festival più epico a cui abbia mai partecipato...
Venerdì 7 Aprile
Il compito di aprire il festival è affidato ad una band locale indicata sul programma come "Local Opener" e di cui non so ancora il nome. I
cinque membri si presentano sul palco vestiti di pelli e con la faccia dipinta con simboli di guerra. Vengono proposte solo cover, da
"Pursuit of Vikings" degli Amon Amarth a brani di Ensiferum e Finntroll. Tutte canzoni che il pubblico conosce molto bene. I suoni sono
potenti e puliti e ne esce quindi una buona prova, molto breve ma perfettamente adatta per aprire una simile manifestazione.
Causa malattia salta lo show dei Sycronomica e si passa quindi direttamente ai Gernotshagen band proveniente dalla
vicinissima regione della Turingia e dedita ad un pagan metal classico senza fronzoli e contaminazioni se non qualcosa ripescato dalla
vecchias cuola black metal.
Possono contare sulla presenza di un front man carismatico quanto basta per mantenere la viva l'attenzione del pubblico, non ancora
troppo numeroso. La performance dura un quarantina di minuti nel corso dei quali vengono estratti alcuni brani dell'unico album
"Wintermythen."
E' ora il turno degli Odrerir, altra formazione proveniente dalla Turingia, che si presenta sul palco indossando abiti tipici
medievali. La proposta della band è in linea con quanto già sentito con il gruppo precedente, anche se in questo caso influenze folk,
affidate ad un violinista, cominciano a farsi notare. Il gruppo pare molto deciso pur non mancando lievi fasi di stanca dovute ad una
scarsa interazione col pubblico che comunque, nel corso del concerto, aumenta di numero.
Sull'imbrunire si comincia a fare veramente sul serio con una formazione al debutto ma già conosciuta anche in Italia: gli
Equilibrium forti del loro lavoro "Turis Fratyr". Basandomi solo sull'ascolto dell'album mi ero fatto l'idea di una band simile ai
Turisas in versione tedesca. Dal vivo tuttavia è emersa una forte personalità che mi ha fatto decisamente ricredere. Il sestetto bavarese
propone sì qualcosa di molto vicino al viking metal ma la matrice folk richiama, ovviamente, suoni più tipiacemente teutonici. Senza
contare che tra tutti questi omaccioni barbuti finalmente compare il bel candido visino della bassista Sandra.
Sale finalmente sul palco la prima formazione straniera, i finlandesi Korpiklaani, che si sono distinti sin dagli esordi per il loro
sound, che al contrario delle altre bands, parte da una base Humppa (così è chiamata la musica popolare finlandese) con inserti
metal.
E qui si scatena veramente la festa, in alto corni e bicchieri con tutto il palazzetto assiepato sotto il palco per danzare e bere. Un sound
spensierato e scanzonato che dona il primo, ma non ultimo, tocco di colore alla giornata. Violino e fisarmonica la fanno da padrona
mentre il vocalist Jonne semi nascosto dai palchi di una renna montati sull'asta del microfono canta a squarcia gola estratti dall'ultimo
"Voice of Wilderness" e dal predecessore "Spirit of the Forest".
Questa è decisamente la miglior performance del primo giorno per energia ed allegria, non c'è che dire, complimenti ai Korpiklaani che
fortunatamente avremmo occasione di vedere presto all'opera anche da noi all'Evolution Festival.
Dimentichiamo ora l'allegria del "clan della foresta", a rappresetare la celtica Irlanda arrivano i Primordial la formazione attiva
da più tempo di tutto il festival che nel corso degli anni ha abbandonato sonorità più black convertendosi ad un pagan molto personale
dalle atmosfere lente e cupe ed un sound più articolato e meno immediato che perde effetto dal vivo soprattutto per chi li vede per la
prima volta. Complice forse l'ora abbastanza tarda ed una proposta diammetralmente opposta a quella festaiola dei Korpiklaani, il
quintetto non viene acclamato come si converrebbe ma devo anche dire che l'impressione che ho avuto è stata quella di un ottimo
frontman con alle spalle però musicisti troppo fiacchi e statici. E' stato quasi un sollievo quando, passata l'ora a disposizione, i Primordial
hanno lasciato il palco.
E si giunge infine all'headliner del primo giorno, altra formazione finlandese, i Moonsorrow. Prima ed unica nota dolente, la
defezione di Henry Sorvali in arte Trollhorn che ad ongi modo non ha inciso sulla prestazione del gruppo, anche se avrei decisamente
preferito vedere sul palco la mente del gruppo che purtroppo, per sua stessa ammissione, predilige lo studio alla vita on the road.
Lo spettacolo che offrono è convincente e mantiene alta l'attenzione del pubblico nonostante che i brani perdano d'efficacia dal vivo a
causa della loro lunghezza. "Snakariahuta" e "Kivenkantaja" sono sicuramente brani che si prestano maggiormente per questa situazione
ed infatti sono risultati i più apprezzati. Ottima la prova di Ville Sorvali che ha saputo conferire al suo screaming rabbioso quel tocco di
teatralità che ha fatto la differenza.
Complimenti anche a Mitja Harvilahti, il chitarista si è dato un gran da fare per incitare il pubblico ballonzolando per il palco senza
risparmiarsi in vorticosi headbanging.
Il buio del locale, l'ottimo impianto luci e qualche nuvola di fumo hanno completato quella scenografia che era mancata la prima volta che
li vidi. Decisamente questa è la miglior prova della giornata e non posso far altro che andare a dormire soddisfatto.
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Report a cura di Paolo Manzi
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