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HIM - 9/12/2005 - Rolling Stone - Milano

Ed eccomi qui, a due anni di distanza dalla loro esibizione da Headliners (data la defezione del “reverendo”) al A Day At The Border”, pronto a dare una testimonianza dell’ennesima calata italiana dei finnici Him.
La band di Ville Valo e soci, forte del nuovo album Dark Light in uscita a Settembre, hanno mandato letteralmente in delirio i fans accorsi al Rolling Stones (infatti il concerto ha registrato il sold-out diversi giorni prima).
Alle ore 21:00 improvvisamente le luci si spengono ed appare l’immancabile cuore che ormai da anni caratterizza l’inizio delle esibizioni degli Him. E lì posso affermare che si è scatenato il delirio: l’intro di Vampire Heart, brano su cui la band ha fatto il suo ingresso, è stato accompagnato da urla e stridi come non se ne sentivano dai tempi d’oro dei Duran Duran. La band di Ville Valo e soci ha pescato a piene mani sia dalla loro più recente produzione (Vampire Heart, Killing Loneliness, Rip Out The Wings Of A Butterfly) che dagli altri album di culto come Greatest Lovesongs Vol. 666 (Your Sweet 666, Wicked Game, It’s All Tears), Lovemetal ( Buried Alive My Love, The Funeral Of Hearts, Soul On Fire), Deep Shadows And Brilliant Highlights ( Heartache Every Moment, In Joy And Sorrow) e Razorblade Romance ( Poison Girl, Join Me In Death, Right here in my arms, Razirblade Kiss).
Ma il meglio la band lo ha tenuto per il gran finale. Infatti dopo aver finto di concludere lo spettacolo, la band ha fatto il suo ritorno on stage per proporre The Sacrament, altro brano tratto da Lovemetal che ha letteralmente mandato in visibilio i presenti al Rolling Stones. Devo ammettere che la band è molto migliorata tecnicamente; durante le due ore a loro disposizione gli Him non si sono risparmiati ed hanno regalato a tutti i presenti una vera overdose del loro “Love Metal” (e così che la band definisce il proprio stile musicale che è un’autentica miscela di rock, melodia, linee ossessive e suggestioni gotiche. Sono finalmente riusciti a trovare il modo di essere molto più coinvolgenti ma soprattutto hanno perso quell’aria boriosa che aveva caratterizzato la loro esibizione del 2003. bisogna anche dire che quell’anno si sono ritrovati ad essere gli Headliner di un festival che, anche se inserito nella cornice del Gods Of Metal, era più che altro dedicato a sonorità alternative che poco o niente avevano a spartire con la musica metal. e conseguentemente questo aveva influito non poco nel giudizio che i presenti al Mazd Palace avevano dato all’intero bill della prima giornata (alcuni si erano chiesti come fosse possibile far suonare gli Him come Headliner mentre era stata data solo mezz’ora di spettacolo agli Hypocrisy). Ma questa è un’altra storia. Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Quindi bisogna dare agli Him il merito di aver fatto scatenare ed anche letteralmente tremare il Rolling Stones con una prestazione incendiaria e per alcuni anche indimenticabile. Spero che continuino su questa strada che, a mio modesto parere, è quella giusta.

Report a cura di Donato Tripoli

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