Quando una voce rauca cede subito il posto alle prime note di "Sanctity in Darkness", il primo brano del demo in questione, comincio ad addentrarmi in uno dei meandri più oscuri del black metal odierno. Dando uno sguardo al booklet di questo primo lavoro dei Black Faith, band pescarese nata come coverband dei Marduk e successivamente evoluta in questo progetto, e ai titoli dei quattro brani che lo compongono, ho modo di notare che il filo conduttore di questo demo è il Male che vince sul Bene, inteso quest'ultimo come sterile e cieca obbedienza. E' Lucifero, il tentatore, ad erigersi al di sopra di ciò che decade col tempo. Rilevante è una citazione di A.Crowley all'interno del booklet che afferma che la chiave della gioia è la disobbedienza e questo, se non fosse già abbastanza chiaro, colloca contenutisticamente questo demo debutto nel filone più estremo del black metal ma al tempo stesso lontano da scontate citazioni pseudopolitiche.
Il suono del lavoro è sporco e ruvido; cadenzato soprattutto nel secondo brano "Black Nocturnal Lithurgy" e non è difficile ricordare,durante l'ascolto, il passato del gruppo ai tempi delle cover dei Marduk. La fede nera rivendica la sua importanza nel corso di tutti i freddi quattro brani con frequenti rimandi ad atmosfere cupe ed impervie.
In conclusione si tratta di un black metal classico che non ricerca la novità, discretamente suonato, con un buon riffing ed una buona batteria che insieme al basso e alla voce (con la quale è diffile evitare il paragone con i Mayhem) richiamano la vecchia scuola norvegese. Tuttavia la registrazione non eccelle e la ricerca dei suoni è stata distrattamente messa da parte. Che ciò sia voluto o meno (cosa più probabile) non aiuta i brani ad entusiasmare gli ascoltatori meno attaccati al grezzo e al primordiale.
Recensione di Cristina Alexandris
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