Chi lo ha detto, che l’Italia, non è in grado (o comunque poco in grado) di produrre metallo di alto livello?
Io, no di sicuro anche perché tutto il materiale di gruppi italiani che mi è fino ad ora pervenuto, è sempre stato di buona - se non di ottima - qualità. E questo a Good day to die, dei marchigiani The Dogma, non fa certo eccezione.
I The Dogma sono un gruppo di casa nostra, con “solo” due full lenght all’attivo, ma con un esperienza da quasi veterani alle spalle: hanno avuto l’occasione di suonare al Wacken Open Air del 2006 e soprattutto sono stati chiamati a fare parte di un recente tour dei vincitori dell’Eurosong 2006, ossia i mitici Lordi!
Circa un annetto fa, i The Dogma davano alle stampe il loro primo album, Black roses, e già questo fu un ottimo esempio di power metal. Oggi, anche dopo gli intensissimi 12 mesi che li hanno visti protagonisti, sono riusciti nella non facile impresa di dare alla luce un lavoro ancora migliore: ossia A good day to die.
Questo disco è a dir poco fantastico! Contiene tutti gli elementi capaci di fare mulinare la testa e soprattutto i capelli di ogni buon thrue metallers. C’è dentro power metal della miglior fattura (ossia che non scade mai nei soliti clichè del genere), un bel po’ di sano hard rock e un mucchio di heavy metal, il tutto cullato dalle tastiere magistralmente suonate da Stefano Smeriglio.
La voce poi, è un delirio. Daniele Santori ha un timbro vocale fantastico, il meglio al quale un gruppo che si cimenti nel genere dei The Dogma posa aspirare. Il singer padroneggia perfettamente una voce calda e corposa e alla quale sa far fare veramente di tutto.
Ascoltando la title track e Angel in cage, ci si accorge della presenza di una bellissima voce femminile. La cantante altri non è che Lisa Middelhuve dei bravi Zandria.
In A godd to die i cambi di ritmo sono frequentissimi e a brani velocissimi e potenti come l’orecchiabilissima In the name of rock (molto “Lordesca”) o la possente Ridin’ the dark alterna brani lenti e quasi dolci come la barocca Christine closet in her eyes. Codesto brano evoca un sentimento di decadimento e di tristezza e incommensurabili ma sa essere allo stesso tempo dolcissimo.
Non mancano nemmeno parti liriche che rimandano quasi ai nightwish di Tarja.
Il disco ha una durata piuttosto lunga, ma non scade mai di livello e il tutto è alleggerito dal sapiente e frequente uso di cori.
A good day to die è veramente un capolavoro che è sicuramente destinato a fare scuola e a tributare a i The Dogma molti altri onori.
A parte un Lucano, cosa volete di meglio dalla vita?
Non aspettate oltre e procuratevelo, ne vale la pena
Recensione di Elisa Mattei
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.