Da un disco con una copertina tra il fanciullesco e il demenziale che raffigura un tizio con un pesce al guinzaglio, ci si può attendere di tutto, quanto meno una proposta fuori dagli schemi. In effetti i Beardfish confermano le premesse dell’artwork con un progressive rock trapiantato dai 70’, forse fuori moda, ma decisamente scorrevole e ispirato.
La band giunge con questa prima parte del concept “Sleeping In The Traffic” al suo terzo album in studio, il primo per Insideout dopo due dischi autoprodotti e dimostra sin dalle prime note la grande ammirazione per mostri sacri come Genesis, Gentle Giant o Frank Zappa, aggiungendo tuttavia una buona dose di personalità che alza non poco il livello di attenzione da porre su questo quartetto svedese. Sin dall’opener “Sunrise” il songwriting appare di prima scelta, privo di barriere strutturali, incentrato su parti sognanti sempre sul punto di esplodere, che trovano sfogo nell’acceso finale quando ormai la canzone sembrava adagiarsi sulle note più morbide. “Afternoon Conversation” si mantiene leggera e introspettiva nella sua breve durata e mette in mostra gli incantevoli ricami chitarristici di David Zackrisson, mentre la successiva “And Never Know” risulta una progressive rock song piacevolissima, grazie a dinamiche variopinte e vocals suggestive che spaziano con disinvoltura da registri rock a falsetti ben congeniati e supportati dagli arrangiamenti corali.
Dopo i dodici minuti ricchi di talento ed inventiva della non facile “Roulette”, citiamo “Harmony” incrocio improbabile tra Gentle Giant e The Mars Volta, dall’atmosfera psichedelica, che risalta l’ugola versatile di Rikard Sjoblom e i synth, usati in maniera massiccia quanto ottima in svariati frangenti del disco. Chiusura affidata alla ballata malinconica “Without You” e alle note ammalianti della notturna “Same Old Song Sunset”, a cui riesce il compito di chiudere alla grande un album qualitativamente elevato, capace di mantenere alta la tensione ed essere scorrevole nonostante la complessità delle trame che lo compongono.
Recensione di Teospire
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