E così i cugini Sorvali ce l'hanno fatta! I paladini della scena viking / pagan sono riusciti
nell'impresa di dar vita ad un album ancor più epico ed intricato del predecessore riuscendo a
concentrare in "Hävitetty" quel senso di rabbia e angoscia che traspariva in "Verisäkeet", la
solenne epicità di "Kivenkantaja" e "Voimasta Ja Kunniasta" il tutto riunito in due sole lunghe
ed articolate tracce.
L'immediatezza non è mai stato un punto di forza di casa Moonsorrow e, in questo caso, svanisce
completamente. Il disco è di difficile assimilazione e richiede svariati ascolti per poter
comprendere ed apprezzare le lunghe e lente intro e le parti strumentali che precedono e si
alternano a momenti più veloci e rabbiosi.
Se questo discorso già valeva per "Verisäkeet" con questo disco lo è ancora di più e non escludo
che la scelta del five piece rischi di sfoltire le fila dei propri fans, abiutati ormai a gruppi dello stesso filone che offrono sonorità più dirette.
Tuttavia per chi avrà la pazienza e la volontà di far passare il disco nello stereo, più delle
classiche due o tre volte, le sorprese non mancheranno di certo.
"Jäästä Syntynyt" supera la mezzora di durata, è il pezzo più ambizioso finora mai creato
dall'act finlandese. Si apre con una lunga intro dal lento crescendo, tanto che dopo sette,
otto minuti ancora si attende con impazienza la comparsa di qualche nuovo elemento sonoro o
cambio di tempo che spezzi l'andamento lineare di questo lungo incipit. Quel qualcosa arriva con
lo scream di Ville ed un epico riffing, ripetitivo ma ben studiato che spezza e svela
quell'alone di mistero che si era creato nella parte iniziale. E' da qui che ritroviamo i
"primi" Moonsorrow, quelli di Kivenkantaja e Suden Uni per intenderci. Il vecchio sound infatti
non è stato per nulla dimentica ma bensì integrato egregiamente in un progetto ben più
articolato.
Ovviamente non viene trascurata la parte folk con strumenti tipici ed anche la matrice black non
è stata del tutto abbandonata ma continua a lavorare alacremente dietro le quinte fornendo le
tinte più oscure che compongono questo variegato quadro musicale.
Trenta minuti per una canzone sembrano un'eternità invece le varie sfumature "Jäästä Syntynyt"
fanno sì che l'ascolto risulti sempre piacevole senza presentare momenti di stanca.
Lo stesso discorso vale per la seconda (e ultima) canzone presente sul disco, la cui durata è di
(solo) 26 minuti circa.
"Tuleen Ajettu Maa" assume sin da subito toni più epici e atmosfere più evocative, in questo
caso fanno molto solenni cori ed una maggiore componente folk.
Dopo l'impegnativo ascolto della prima traccia questa risulta quasi più orecchiabile data la
presenza costante di parti di clean vocals accompagnate da tastiera, qualcosa di riconducibile,
con le dovute precauzioni, a Falkenbach e passaggi accompagnati da chitarra acustica.
Non credo che queste canzoni rientreranno mai in una set list live della band, ma non ho dubbi
che anche in quel caso, con i dovuti suoni e luci, sarebbe un'esecuzione da seguire con
attenzione ed interesse.
Recensione di Paolo Manzi
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