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Slain - "Bid the Stars Farewell" (***/***)

Line up:

Panta - voce
Nico - chitarra
Rob - chitarra
Palmer - basso
Carro - batteria
 

voto:

4
 

recensione

C’è chi si impegna e chi invece ci prova e basta, c’è chi ha talento e chi ha solo avuto qualche buon maestro, c’è chi sa incantare anche con poco, ci sono altri, invece, a cui servirebbe solo un miracolo…

Agli Slain non serve un miracolo, ma almeno un’intercessione divina sì…
Il loro demo, “Bid the Stars Farewell” credo che sia uno dei peggiori che mi sia mai capitato tra le mani… ma cominciamo dall’inizio:
Tutto comincia con “White Widow”, come la celebre maria di Amsterdam, anche se dubito che si siano ispirati a quella per comporla. White Widow è branetto un leggermente tirato strumentale che seppur duri 2 minuti e mezzo sembra non finire mai, complice il fatto che è si basa su tre riff principali del tutto inadatti a tenere alta l’attenzione per un brano senza voce, e io mi sono chiesto: ma perché non cominciano con un brano cantato e tengono questo odioso pezzo per la fine?
Semplice, perché il Panta (questo il nome d’arte del loro vocalist) è meglio che smetta presto di cantare… mai sentito niente di così orripilante come i primi versi di “Stargate”, il secondo brano del demo…
Alla terribile voce del Panta si vanno purtroppo a sommare i terribili suoni della batteria di Carro, certo, una band giovane e alle prime esperienze non ha certo la possibilità di permettersi una sala di registrazione professionale… ma ha tutto c’è un limite, a volte sembra davvero che stia suonando su una batteria di plastica.
Forse i suoni fanno schifo perché (come si legge dal libretto) alcuni strumenti sono stati registrati a casa del Panta anziché in studio…
Ciò che però mi spaventa davvero è vedere che c’è una canzone di addirittura sei minuti dopo quella che sto ascoltando ora: “Like Thunder”. A quella ci penserò dopo, per ora mi “gusto” la ballata in stile Dream Theater (mi perdonino per averli paragonati agli Slain) che è forse il loro migliore pezzo…
L’infinita “Death in Venice” comincia nel solito pessimo modo, con la terribile voce del Panta, che rovina anche ciò che c’è di buono… ma a sorpresa tra il terzo e quinto minuto comincia una buona parte strumentale con un assolo vario e dei riff accattivanti, purtroppo tutto torna come prima quando ricomincia la strofa…

Allora, questa band è giovane, ha dei chitarristi non troppo fantasiosi ma che ci sanno fare, un batterista veloce che non sa regolare i suoi suoni ma che può imparare, il basso che non si sente quasi mai per colpa di chi ha regolato i suoni, ma per il cantante, per il cantante non c’è speranza… mi spiace per loro ma l’unica alternativa credo sia cambiare vocalist… c’è davvero poco da fare…

Recensione di Tommaso Bonetti

tracklist

  1. White Widow
  2. Stargate
  3. The Bearer
  4. Like Thunder
  5. Death In Venice
  6. Circular Time

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