Se c'è un gruppo su cui si può puntare ad occhi chiusi quelli sono i Therion. Nel corso della loro lunga carriera ci hanno sempre offerto lavori memorabili e sempre sopra le righe. Album sempre curati nei minimi dettagli (basti pensare all'immenso box celebrativo Celebrators of Becoming dello scorso anno) e sempre unici, tutti freschi anche dopo numerosi ascolti, dotati sempre di ottimi e particolari testi che analizzano le più disparate culture. Questo nuovo Gothic Kabbalah ovviamente non fa differenza. Già col precedente doppio album Lemuria/Sirius B (qui trovate la loro recensione) si era notato un aumento delle parti più prettamente metal rispetto ai più sinfonici Deggial e Secret of the Runes, e in questo nuovo disco vengono in parte limitati anche i cori che vengono sostituiti da parti cantante "normalmente" a cura dell'ormai membro stabile Mats Levèn affiancato dal polistrumentista Snowy Shawn e dalla voce femminile di Katarina Lilja. Questo trio in unione col batterista Petter Karlsson e col soprano Hannah Holgersson si è occupato anche di tutte le parti corali del disco, a dispetto di quanto avvenuto sul precedente album in cui era presente un enorme coro di 32 membri.
Ma veniamo al disco. Cosa ci propone questa volta la band guidata da Christofer Johnsson? Gothic Kabbalah è un disco più oscuro dei precedenti, come si capisce dall'iniziale Mitternacht Lowe e dalla suite finale Adulruna Redivivia, impregnato di sperimentazioni più vicine al prog anni '70 (notevole Close up the Streams) con parti di hammond e brevi fughe strumentali perfettamente integrate con grandiosi stacchi sinfonici e ritornelli tipici dei loro precedenti album. The Wand of Abaris è il pezzo che sicuramente riassume meglio questa ennesima evoluzione coi sui cambi repentini di atmosfera, gli intrecci vocali, le pesanti parti di chitarra e le parti più riflessive. La title-track fa da ponte con gli album precedenti grazie alle sue melodie un po' orientaleggianti e l'ottima prova di Mats Levèn. Ma il vero capolavoro del disco è la già citata Adulruna Redivivia, una lunga canzone quasi 15 minuti che racchiude in sé i nuovi Therion, oscura, costantemente in evoluzione, con un lavoro in fase di arrangiamento impressionante per un pezzo che sicuramente sarà apprezzato da tutti i fan dei Therion. Inutile analizzare il resto del disco, ci vorrebbero pagine e pagine per poterlo spiegare a fondo dato che ci troviamo di fronte a un album veramente complesso, dalle mille sfaccettature, ricercato nei minimi particolari, con milioni di piccoli e grandiosi dettagli che verranno a galla dopo innumerevoli ascolti. A primo ascolto potrà sembrare un album più semplice e meno pomposo di Lemuria/Sirius B ma dopo alcuni ascolti inizierà ad emergere la sua vera natura e sono sicuro che tutti i fan ne rimarranno affascinati e non lasceranno più questo affascinante capolavoro. Un ultimo appunto: come da tradizione ovviamente ci troviamo di fronte a un prodotto più che professionale per quanto riguarda la cura dei suoni, ogni strumento è ben bilanciato e possiamo sentire perfettamente ciò che ogni strumento sta suonando. Lode in particolare al batterista Petter Karlsson, autore di un prova assolutamente sopra le righe, che, senza mai risultare invadente, ci delizia con degli spunti tecnici veramente notevoli e perfettamente integrati nei brani.
Non si poteva chiedere un inizio migliore per questo 2007.
Recensione di Bonetti Simone
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