Gli Agro sono una formazione proveniente dalla Repubblica Sud Africana con alle spalle sei studio albums pubblicati in quattordici anni di attività.
Il quintetto capitanato dal vocalist Cliff Crabb propone un mix tra death melodico che affonda le sue radici in quella che fu la scena death metal scandinava dei primi anni ’90 soprattutto per quanto riguarda le parti melodiche ed un power / thrash che dovrebbe assomigliare, ma poco centra, a quanto proposto dai finnici Children of Bodom dell’era “Follow the Reaper”.
Ciò che ha maggiormente incuriosito non è quindi una proposta che, sebbene ben suonata, non aggiunge poi tanto a quanto già detto dai precursori del genere, quello che ha destato l’attenzione di pubblico e critica è certamente l’anomala provenienza geografica non certo famosa per le sue formazione metal.
Come già comunque detto il combo di Guateng seppur non personale se la cava indubbiamente bene, d’altronde il curriculum con cui si presentano è di tutto rispetto.
Credo quindi che brani come l’opener “Thukutela” o la successiva “Carpe Diem” non troveranno ostacoli nel far breccia nei cuori d’acciaio dei metallers europei.
Curioso il brano “B.D.F.P.” che, nelle parti di tastiera, richiama i nostrani Graveworm. Richiami che troviamo spesso nelle parti melodiche, a sprazzi, anche in altri brani.
Ecco quindi che un album che non cambierà sicuramente le sorti della scena metal risulta comunque piacevole ed interessante; una piccola chicca per chi segue questo genere.
Recensione di Paolo Manzi
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