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The Dogma - "Black Roses" (Drakkar/Sony BMG)

Line up:

Daniele Santori - vocals
Cosimo Binetti - guitar
Steve Vawamas - bass
Marco Bianchella - drums
Stefano Smeriglio - keys
 

voto:

8,5
 

recensione

I The Dogma sono una band italiana al debutto. "Black Roses" è il loro primo fulll lenght e viene pubblicato solo dopo quattro anni di distanza dall'EP "Symphonies Of Love And Hate".

Prima di ascoltare questo album ci sono però diversi particolari eccezionali che vi salteranno all'occhio: l'etichetta è la Drakkar, quella che di solito si scomoda per band come Nightwish, Lordi, o Twisted Sister, per citarne alcuni, l'artwork è firmato Marshall, il disegnatore di “Legacy of King” degli Hammerfall, “Nightfall In Middle Earth” dei Blind Guardian o “Masquerade” dei Running Wild, (tutte copertine delle quali ho il poster in camera…), lo studio di registrazione sono gli Woodhouse Studios, ovvero quelli che usano i The Gathering, i Lacuna Coil, i Kreator, i Sentenced, e molti altri, ed infine è distribuito dalla Sony Bmg Entertainment, che non ha bisogni di presentazioni… …in, più, tra gli special guest c’è Mike Terrana, uno dei batteristi più rinomati sulla scena internazionale e militante per il momento nei Rage…

Ma cominciamo a parlare della loro musica:
Il cd si apre con la tiltle track, “Black Roses”, l’inizo è uno splendido riff doppiato dalle tastiere sulle quali si staglia un grande chorus magnetico, già in questo primo brano si intuisce il potenziale di questi ragazzi: ottimo groove, buona tecnica e soprattutto una compattezza spesso non riscontrata altrove. La qualità del suono è ottima, se ne rimane colpiti soprattutto quando inizia la seconda traccia: “”Wicked Angel”, dove il riff di chitarra non sembra venire da un cd ma da un amplificatore Mashall posto in parte al proprio letto o sul sedile posteriore della vostra macchina! “Queen Of The Damned” è invece un brano veloce e potente, con orchestrazioni ben bilanciate e ripartente mozzafiato, un brano classico ma che non può non esaltare un amante del genere. I The Dogma hanno sì il limite di non aver inventato un genere (anche se sono poche, orami, le band che si possono fregiare di questa caratteristica) ma sanno come riuscire a non dare alle loro canzoni quel gusto di “già sentito”, ogni pezzo è originale ed è marcato The Dogma. Il quarto brano, “Devil’s Bride”, si rivela anche il migliore di tutto l’album, dall’inizio tirato al ritornello epico con dei backing vocals da pelle d’oca con sonorià simili a “The Dark Ride” degli Helloween. “Black Roses” prosegue poi sulla stessa linea dell’inizio, tra parti tirate, atmosfere al limite del dark metal e orchestrazioni degne di band con anni d’esperienza alle spalle. Degno di nota è però il coro di “Ghost of War” che è cantato addirittura dai Moospell!

I The Dogma hanno sicuramente fatto un ottimo lavoro anche perché questo non sembra affatto un album di una band al debutto ma al contrario quella di un gruppo ormai affermato, forse però se non avesse avuto una produzione così professionale o uno studio di registrazione così perfetto, come d’altronde capita a quasi a tutte le band al debutto, il risultato forse non sarebbe stato lo stesso. Per il momento, possiamo costatare solo uno dei pochi album power metal veramente degni di essere comprato, per il futuro vedremo… La classe l’hanno sicuramente!

Recensione di Tommaso Bonetti

tracklist

  1. Black Rose
  2. Wicked Angels
  3. Queen Of The Damned
  4. Devil's Bride
  5. ...And Julie No More
  6. Ghost of War
  7. Temptation
  8. Waiting for The Rain
  9. Sands of Time
  10. Maryann

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