Sodom, un nome diretto che non lascia spazio a compromessi, è proprio questo il titolo del nuovo album del trio di Gelsenkirchen. Seguendo il percorso inverso di molti gruppi statunitensi ritengo che per questa band, come succede per i colleghi Kreator e Destruction, più passa il tempo più i suoi prodotti migliorino toccando eccellenti punte qualitative. Infatti il disco che ho tra le mani rimane ai livelli dell’ottimo M-16, album che a mio parere si merita la medaglia d’oro nella sfida tra i 15 pargoletti dei Sodom. Questi undici brani dimostrano ancora una volta la compattezza e il perfetto combaciamento dei componenti i quali per l’appunto festeggiano il decimo anniversario, la formazione più duratura dei Sodom.
Blood On Your Lips si apre con un riff pulito che aumenta gradualmente andando a esplodere in una tipica parte firmata Sodom, da questo momento fino all’ultima nota di The Enemy Inside non ci sarà mai un calo di creatività, alta classe di thrash metal teutonico. Ce n’è per tutti i gusti, parti lente e cadenzate, canzoni in middle-tempo come Axis Of Evil e No Captures, pure mazzate sodomiane come Wanted Dead e Lords Of Depravity.
Un ottimo lavoro portato a termine dallo Zio Tom, sia sotto l’aspetto compositivo che per quel che riguarda la prestazione vocale, aggressiva e accattivante al punto giusto, il tipico timbro del singer Angelripper si rivela ancora una volta più che adatto alla parte stumentale, un modo di cantare leggermente diverso rispetto a quello dei primi album e anche da questo punto di vista ritengo che i Sodom siano andati migliorando. Un’ eccellente performance è svolta anche dagli altri due membri del team, la chitarra mimetica di Bernemann è quella che più di ogni altro strumento rappresenta la carta d’identità di ogni singola canzone proponendo i suoi riff inconfondibili e assoli sporchi come vuole la tradizione, non si arriva mai ad alti gradi di complessità tecnica e questo è bene per il genere che caratterizza il trademark dei Sodom. Anche Bobby Schottkowski non è certamente da meno macinando la betteria in qualsiasi tipo di situazione, dalla più cadenzata alla più estrema.
L’elemento che sin dal primo ascolto mi aveva fatto capire di aver tra le mani una perla è stato il riuscitissimo risultato dato dalla somma tra il riff e la linea vocale della strofa di Buried In The Justice Ground, una parte che ha subito punzecchiato la mia adrenalina. Anche il lavoro di registrazione e produzione effettuato agli studi Midas Twins si è dimostrato all’altezza dei nuovi brani della band, una poderosa sezione ritmica unita a una chitarra grezza ha portato a un suono che valorizza al massimo questo tipo di thrash teutonico, compimenti quindi al gruppo e ai produttori.
Sono infine giunto alla conclusione di questa recensione e chiuderei affermando che sono certo che nessun fan dei Sodom rimarrà deluso da questa nuova violenta opera.
Recensione di Mattia Berera
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