Provengono dalla Svezia i Bullet, al debutto ufficiale con questo "Heading for the top". Un concentrato di puro hard rock e sonorità
più heavy che ripesca in tutto e per tutto dalle scuole più classiche di fine anni '70 primi '80.
Niente di nuovo dunque ma che c'è di male se si ripropone qualcosa di un genere comunque sempreverde e lo si fa con passione e
dedizione confezionando un buon prodotto.
Sorprendente come il cantato di Dag Hell Hofer alterni la somiglianza tra le voci di Bon Scott e Udo Dirkschneider. Le melodie invece sono
decisamente piùvicine a quanto proposto dalla storica formazione australiana. I suoni sono molto buoni e puliti, mancano forse un pò di
potenza ma direi che nel complesso sono ben amalgamati, fatta esclusione per il basso che in certi frangenti (Es. Leather Love) risulta
quasi fastidioso.
Ottimo il lavoro delle chitarre do Hampus Klang ed Erik Almström, preciso e compatto anche nella sua semplicità. Ne si resta da subito
colpiti su brani come "Turn it Up Load" o "Rambling Man" che fanno rivivere l'autentico spirito dei vecchi gruppi rock n roll.
Canzoni semplici, orecchiabili e con cori che restano facilmente in testa. Questa formula è vincente da oltre un trentennio e, se utilizzata
con saggezza, può regalare ancora buoni lavori.
"One Deal with Devil" ha una breve intro maideniana ma la voce ruvida ereditata dal vecchio B. Scott ci riporta subito su altre atmosfere.
Non aspettatevi quindi grandi sorprese perché in "Heading for the Top" non ve n'è traccia. Ma il complesso merita comunque
l'attenzione del pubblico, specialmente quello più legato alle origine di questo genere musicale!
Recensione di Paolo Manzi
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