“Taste the sweet taste of destruction”: tratta direttamente dalla biografia del gruppo, questa è certamente la miglior definizione possibile della musica degli A Traitor Like Judas, band metal/ hardcore formatasi nel lontano 2000, ma arrivata alla maturità stilistica e ad un line-up definitivo soltanto di recente.
Il quintetto teutonico realizza con Nightmare Inc. un ottimo lavoro, oltre che un invitante biglietto da visita, che si compone di undici caleidoscopiche tracce della durata media di quattro-cinque minuti, la cui caratteristica principale, quasi, si potrebbe dire, segno di riconoscimento, è costituita dai continui cambi e dalle riprese di ritmo, accompagnati da intermezzi melodici e da cantato aggressivo, che io definirei tranquillamente death.
Certo, prese singolarmente le peculiarità citate possono risultare ben note, ma il vero lavoro sta nel riuscire a combinarle in modo organico, e nell’elaborarle in modo da ottenere un prodotto accattivante e coinvolgente; questo è senza dubbio il caso degli A Traitor Like Judas, e ne sono prova canzoni come la traccia d’apertura “Die Without”, la titletrack “Nightmare Inc.” (che chitarre!), “From My Cold Dead Hands”, caratterizzata dal parlato stile “confessioni di un omicida”, tecnica usata spesso dai gruppi brutal e grind, e la graziosa traccia conclusiva “On Freedom Square”, che si conclude col monito “…and remember, we care!”. Nonostante questo, c’è però da dire che la distinzione tra le varie tracce, indubbiamente piacevoli all’ascolto, non è sempre agevole, e si potrebbe facilmente incorrere nell’infelice impressione di stare ascoltando sempre lo stesso pezzo, impressione certamente agevolata dal fatto che in ogni canzone si ripete sempre la stessa cadenza di batteria. Quello che “salva il salvabile”, e tutto sommato smorza la percezione di piattezza, è l’uso degli inframmezzi melodici o delle accelerazioni nel ritmo, che tengono desta l’attenzione dell’ascoltatore.
Nell’insieme, dunque, un sound aggressivo ma velatamente malinconico e- perché no- decadente, ed ecco il motivo dell’espressione “sweet taste of destruction”: l’espressione dell’antitesi, quasi un ossimoro, tra melodia e aggressività, e il prodotto del loro accostamento.
Recensione di Tiziana Ferro
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