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Mörk Gryning - "Mörk Gryning" (Black Lodge/Audioglobe)

Line up:

Goth Gorgon (Jonas Berndt) - Guitars/Bass/Backing Vocals/ Keys
Johan Larsson - Keyboards
 

voto:

7,5
 

recensione

La musica degli svedesi Mörk Gryning è ciò che definirei dell’ottimo black metal, cosa non da poco di questi tempi vista la ormai decennale età del genere, in cui anche gli storici rappresentanti cominciano a perdere colpi e ad essere ripetitivi. Il fatto è che purtroppo (o per fortuna) non tutti hanno il coraggio di appendere le asce al chiodo come ha fatto il signor Goth Gorgon, al secolo Jonas Berndt, la vera anima di questo gruppo che dopo la pubblicazione di questo album ha deciso appunto di ritirarsi mettendo di fatto la parola fine al progetto Mörk Gryning, portato avanti da lui fin dal 1993, con la motivazione di aver perso quegli stimoli necessari a creare dell’ottima musica, mossa che denota la sua professionalità e serietà sia come uomo che come musicista. Pensatela come volete, la cosa che conta realmente è che prima di ritirarsi ci abbia donato questa perla di album, una sorta di “canto del cigno” in cui convergono le sue ultime diaboliche idee in una creazione che merita sicuramente attenzione da chi si dichiara fedele al genere. Che il gruppo faccia sul serio si capisce fin dall’inizio con l’intro “Lazarus Rising”, in cui si riconosce facilmente la campionatura del “Dies Irae” tratto dal Requiem di Mozart, apertura ideale per l’esplosione della successiva “Ingen Dyrkan”, brano dalle liriche in svedese in cui convivono, come nel resto dell’album, riff tipicamente black e death, in un miscuglio infernale che apporta quegli stacchi necessari ad evitare che il tutto si appiattisca stancando l’ascoltatore. “The Sun” è quello che può rientrare fra i migliori brani della lista, grazie alla precisa mescolanza di originalità, violenza, e udite udite, melodicità. La mescolanza di generi è invece pressoché assente in “Into Oblivion”, in cui il death metal la fa da padrone, anche quando viene ripreso in forma melodica nella parte centrale del brano. Uno stridio di violini apre (e chiude) la seguente “The Aurora” anch’essa intrisa del mix di generi, nella quale spicca un ritornello che la fa rientrare fra le migliori tracce dell’album. Da qui in poi, con le successive “Pure”, “All Discarded” e “Disguise My Parting” I Mörk Gryning procedono spediti sui binari del death metal, limitando le sonorità black a qualche sporadica e piacevole intromissione, per poi concludere la propria corsa con una cover dei connazionali At the Gates, in una sorta di tributo agli dei di questo massacrante genere. Quest’album incarna così una sorta di testamento della band, abile nell’evitare di finire nella rete della banalità, seppur suonando cose che dieci anni fa venivano create da gruppi come Marduk o At the Gates appunto.

Recensione di Diego Bonetti

tracklist

  1. Lazarus Rising
  2. Ingen Dyrkan
  3. The Sun
  4. Into Oblivion
  5. The Aurora
  6. Pure
  7. All Discarded
  8. Disguise My Parting
  9. Neverwhere (At the Gates Cover)

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