Ecco tornare dopo poco più di un anno dal debutto con Cell 666 gli Apostasy, band dedita a un
black metal sinfonico che forse deve un po' troppo ai Dimmu Borgir.
Col precentedente album la band si era dimostrata un po' veramente troppo simile al gruppo norvegese e
credevo che col nuovo album avrebbe provato a tagliare il cordone ombelicale cercando di essere un po' più
personale.
Ma già dall'opener Malignat si capisce che non è così. Dopo aver plagiato l'inizio di
Curse you all Men degli Emperor la band si lancia in un altro perzzo che potrebbe essere stato
scritto dalla band di Silenoz e anche eseguito dagli stessi in quanto la voce è a tratti una copia
carbone di quella di Shagrath (gli effetti usati e certe linee vocali sono proprio uguali!). E
così anche per le altre 7 tracce che compongono questo Devilution, in cui non c'è nessuna canzone
degna di nota perchè puzzano veramente troppo di già sentito, di scontato e non lasciano nulla se
non la domanda "Ma non è uguale al pezzi X dei Dimmu Borgir?".
L'unica cosa in cui sembra che la band si sia evoluta sono gli album da cui attingere le proprie
idee: se infatti Cell 666 era molto influenzato da Enthrone Darkness Triumphant questo nuovo album
è più verso Spiritual Black Dimension e Puritanical Euphoric Misanthropia . Infatti dopo il plagio
di una parte di Mourning Palace sul debutto troviamo in Virus parti palesemente copiate da Kings
of the Carnival Creation. E non è nemmeno l'unica parte copiata. Arrangiamenti orchestrali
identici, strutture dei pezzi che ricalcano fedelmente quelle dei Dimmu, influenza thrash come
nell'ultimo periodo dei Dimmu e così via. Se non fosse stampato il nome degli Apostasy in
copertina si ptorebbe dire che sia un nuovo cd dei Dimmu Borgir (con meno classe ovviamente).
Sinceramente non sò cosa può portare un gruppo a vivere sulle spalle di un altro gruppo, copiando
spudoratamente idee e pezzi, senza cercare minimamente di renderli un filino personali (o per lo
meno di plagiare gruppi "minori" o almeno di nascondere un po' i plagi).
Se cercate l'ennesimo album fotocopia in un genere ormai troppo inflazionato eccovi accontentati.
Se invece cercate qualcosa di particolare e che duri più di 2 ascolti sfuggite a questo cd.
Recensione di Simone Bonetti
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