Chi è senza peccato scagli la prima pietra! Ebbene, a discapito della mia scarsa inclinazione per i paragoni, mi trovo costretta a confessare che, quando ho ascoltato per la prima volta questo mini-cd, sin dalle prime note ho pensato “Dark Tranquillity”. Questo sicuramente chiarisce l’affinità che gli Shoreborn presentano con le sonorità tipiche del death svedese, ma non vorrei si pensasse che basti ad esaurire la descrizione di Create Dont’be A Slave.
Innanzitutto, credo sia fondamentale premettere che si tratta di un prodotto genuinamente italiano, nato dall’iniziativa di un quartetto viterbese dopo una travagliata storia ricca di cambi di line-up e vicissitudini di ogni tipo; ma ciò che più conta è che siamo davanti ad un lavoro davvero ben fatto, curato, dalla registrazione all’artwork, ed il cui contenuto è senza dubbio di valore.
Le cinque tracce che compongono Create Dont’be A Slave presentano un suono melodico ma anche incisivo e ritmato, contaminato in certi punti da influenze di musica classica, e notevole è l’apporto di chitarre e basso (una per tutte, l’inizio della titletrack).
L’ascolto risulta nel complesso piacevole, specie di fronti a brani accattivanti come “Create Don’t be A Slave”, “Blood Irrigator”e “Withered”; arrivati all’ultima traccia, che peraltro offre una carinissima outro melodica, il pensiero è “ma è già finito?”. Ed in effetti è un compito assai arduo valutare il lavoro di una band da un “assaggino” di sole cinque tracce. Ho letto nel foglietto di accompagnamento a questo mini-cd che gli Shoreborn hanno già pronti “nuovi brani che aspettano solo di essere registrati”.
Rinvierei dunque ad allora per un’idea più completa, accontentandomi invece per il momento di encomiare questo lavoro nonostante i Dark Tranquillity continuino a ronzarmi in testa. Ma in fondo che male c’è ad ispirarsi alle sonorità di un altro gruppo? Le idee ci sono, aspettiamo e vediamo!!!
Sito internet: www.shoreborn.com
Recensione di Tiziana Ferro
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