Ecco a 3 anni dal precedente "Empiricism" ritornare i norvegesi Borknagar con un nuovo album intitolato semplicemente "Epic". Termine quanto mai azzeccato da un punto di vista ironico: infatti la realizzazione dell'album è stata epica visto che è stata rimandata più e più volte a causa delle defezioni del chitarrista Jens F. Ryland prima e del bassista Tyr poi causando un ritardo di circa un anno. Comunque il risultato ripaga appieno le attese. Infatti è l'ennesimo passo avanti del gruppo che si discosta ancora dalla normalità dimostrandosi sempre più personale (sull'etichetta posta sulla confezione del cd la definizione del loro genere è "Extreme avantgarde-post-black.metal"). La differenza principale rispetto al precedente album sta nel ritorno in primo piano delle chitarre, dando un maggior senso di violenza e di immediatezza anche se andando avanti con gli ascolti questo album ci mostra sempre facce diverse.
L'apertura è affidata a "Future Reminiscence", un brano molto in your face con Vintersorg che tesse delle ottime linee vocali sia in scream che in clean (come suo solito). Bellissima la parte centrale con un ottimo inserto acustico subito comunque spazzato via dalla ripresa delle parti più violente. "Traveller", dopo un inizio di tastiere, ricalca un pò le orme di pesantezza della precedente, anche se meno tirata e con un maggior spazio ai synth di Lars A Nedland. Il ritornello è molto ben costruito, con più linee vocali e cori che si sovrappongono in un intreccio veramente notevole. Notevole il lavoro del batterista Asgeir Mickelson che oltre alle parti di batteria si è occupato di tutte le parti di basso (in maniera egregia, creando delle ottime trame in ogni brano) e delle chitarre nella bellissima strumentale "The Weight of the Wind". "Resonance" sorprende per la sua cattiveria mentre "Relate (Dialogue)" incanta per le sue ottime melodie. Forse è questa alternzanza di parti (o canzoni) più cattive e parti più rilassate e atmosferiche il punto di forza di quest'album. Infatti in praticamente ogni brano è posto una parte più atmosferica o folkeggiante (fantastica quella di "Sealed Chambers of Electricity") che ben si incastona anche in composizioni molto più violente. "The Inner Ocean Hypothesis" ci mostra Vintersorg in tutte le sue capacità (e follie) sia compositive che esecutive, creando forse la miglior canzone di questo cd, un pezzo complemante assurdo sia come concezione che come arrangiamenti. Le conclusive "Quintessence" e "The Wonder" sono 2 poli opposti che si completano a vicenda: molto più oscura e cattiva la prima e molto più ariosa e folkeggiante la seconda (grazie anche a un toccante testo di Oystein dedicato alla sua figlia).
L'esecuzione è praticamente perfetta sotto ogni punto di vista. Il drumming di Asgeir forse si fa meno tecnico ma più potente mentre le tastiere di Lars A. Nedland creano dei perfetti arrangiamenti che ben si adattano alle trame chitarristiche di Oystein G. Brun. Come sempre la prestazione di Vintersorg dietro il microfono è perfetta sotto ogni punto di vista, sia interpretativo creativo, grazie a delle linee vocali mai scontate.
Nell'edizione limitata è presente come bouns (oltre una copertina alternativa) un video di circa 14 minuti che mostra degli spezzoni delle registrazione dell'album e del periodo passato in studio del gruppo col folle produttore Borge Finstad.
Recensione di Simone Bonetti
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