Doomsday Machine è la sesta fatica della band dei fratelli Amott, la terza in poco più di 4 anni con Angela Gossow dietro al microfono e segue, l'ottimo Anthems of Rebellion. Una band molto produttiva che però riesce a far convivere qualità e quantità. Anche in questo caso la qualità è altissima, forse ancora più che nel precedente album.
Questo nuovo album si distanzia da Anthems tornando su binari nettamente più melodici ma al tempo stesso più vicini al thrash. Questo si intuisce già dalla cadenzata opener Enter the Machine, che grazie a delle melodie di chitarra ci introduce alla prima vera canzone dell'album Taking Back my Soul che parte in maniera molto diretta, con l'ottima voce di Angela a sovrastare il tutto. Il pezzo si dimostra molto articolato, con frequenti cambi e un ritornello molto melodico (anche se la voce è tutt'altro che melodico). I fratelli Amott sono ormai una sicurezza in fase solista, così come la potente sezione ritmica D'Aneglo/Erlandsson. Nemesis (già da tempo disponibile in anteprima sul loro sito) è molto più diretta della precedente. Muovendosi su coordinate prettamente thrash (ma senza mai dimenticare la melodia) questa canzone credo che si rivelerà devastante in sede live. Anche in questo caso il ritornello è molto melodico e la parte solista molto curata. My Apocalypse e Carry the Cross sono 2 ottimi mid-tempo molto melodici e molto oscuri con Angela alle prese con un cantato più "malato". Infatti la cantante è cresciuta sempre più dal suo esordio su Wages of Sin, diventando via via più padrona della sua voce e riuscendo a essere anche molto meno monotona. Introdotta da I Am Legens, Out for Blood si candida come pezzo migliore dell'album. un ottima song di death metal melodico di stampo svedese ma con quella vena thrash che contraddistingue quest'album. Veramente d'effetto la parte centrale con un riff al limite del black (con tanto di blast-beat perfettamente eseguito) unita alla parte più melodica dell'intero brano.
Il resto del cd non si discosta molto dalle precedenti tracce, alternando pezzi più d'impatto come (Machtkampf) ad altri più pesanti (Skeleton Dance), con l'ottima strumentale Hybrids of Steel, coi fratelli Amott indiscussi protagonisti. Chiusura affidata alla più innovativa Slaves of Yesterday che con i suoi arrangiamenti di tastiera si dimostra un pezzo pienamente riuscito.
Rispetto ai precedenti album questo si dimostra nettamente più complesso, con una maggior cura degli arrangiamenti, soprattutto per quanto riguarda la voce e le melodie. Produzione come sempre ottima, nitida e potente anche se pecca un po' sulla voce, troppo effettata.
Per i fan del gruppo un acquisto obbligato, per gli altri potrebbe essere un buon modo di scoprire un ottimo gruppo!
Recensione di Simone Bonetti
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