I romani Radon, sono proprio letali, letali come il gas che si sono scelti come nome (il radon è un gas radioattivo che si forma nelle cantine di alcune abitazioni N.d.a). La death metal band capitolina infatti ci propone un death senza troppi fronzoli, che però è solo il clone di quello suonato da miriadi di altre band sparse in il globo.
Anche i titoli e le tematiche dei 4 testi del demo, non tradiscono ciò che generalmente ci si aspetta da quei gruppi che si avventurano nel fantastico mondo del death metal: cioè morti violente, sangue e sesso portato all’estremo.
Ma passiamo alla musica: Per l’esattezza, il genere che si può ascoltare in Punto di non ritorno, è un miscuglio fra death e thrash, con una batteria che con la sua potenza distrugge tutto nel raggio di tre miglia, e due chitarre che generano un muro sonoro praticamente invalicabile. Il growl del singer é abbastanza buono, anche se non potentissimo in certe parti del disco.
Le prime due tracce del disco, non sono bellissime: come detto in apertura, cloni sentiti e risentiti migliaia di volte. Ma Radon è davvero bella: con una voce pulita che si alterna al growl del cantante principale, e con ritmiche che si avvicinano molto all’heavy metal, a rendere il tutto piacevolmente epico. Anche la conclusiva U.F.O (under fucking orgasm) è degna di nota. Soprattutto per le belle boardate di chitarra e per la sua semplicità di testo (viene praticamente solo ripetuto il ritornello), che la rendono pogabilissima ai concerti.
In fine, anche la produzione é straordinariamente buona: sia le voci che gli strumenti si sentono alla perfezione, cosa non scontata per un gruppo che autoprodotto. Bravi i Radon, e con un po’ di impegno potrebbero anche raggiungere buoni risultati.
Recensione di Elisa Mattei
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