Potenza distorsiva delle piccole biografie che ci inviano assieme ai promo!!! Quando ho scoperto che avrei dovuto recensire un album di gothic metal, “un must per i fans di Nightwish, Evanescence, Tristania e Lacuna Coil” mi è subito venuto il dubbio di non essere stata chiara con chi sta a capo di questa webzine su quelli che erano i generi a me più affini…niente da dire sul gothic, ma mi pareva di aver sempre detto quanto non apprezzassi granché le voci femminili!
Ma tant’è, in uno dei miei soliti viaggi da pendolare ho deciso di portarmi dietro questo album con l’intenzione di liquidarlo al più presto, e invece Malae Artes si è insediato stabilmente nel mio lettore cd e devo dire che mi ha letteralmente conquistata! Il lavoro dei sette milanesi che rispondono al nome di Macbeth, e che sono tornati sulla scena dopo quasi quattro anni di silenzio e una formazione quasi completamente rinnovata rispetto al debut album Romantic Tragedy’s Crescendo, spicca soprattutto per l’eccellente alchimia tra voce maschile, voce femminile e musiche.
Il prodotto finale è un’opera dai toni volutamente malinconici, quasi a seguire quel filo conduttore shakespeariano della commedia che da’ il nome alla formazione, un’opera intrisa di lirismo ma al contempo dai contenuti variegati, che passa da pezzi più veloci e ritmati a pezzi quasi tragici, per un totale di dieci magnifiche tracce.
Il fiore all’occhiello dei Macbeth, come ho accennato sopra, sono le due voci, quella della cantante Morena, dolce, quasi ipnotica, con toni stile opera, e quella del cantante Andreas, che passa da toni alti a toni più bassi, in alcuni punti quasi crossover, con una duttilità sorprendente, che si combinano perfettamente in ogni pezzo senza che l’una abbia la prevalenza sull’altra, per un risultato finale davvero affascinante. Assolutamente imperdibili sono “My Desdemona” (ricordate l’Otello, vero?), la cadenzata “Miss Murderess”, probabilmente una delle liriche più apprezzate, la cover di “How Can Heaven Love Me” della cantante operistica inglese Sarah Brightman, la ballad “Keep The Secret”, e la conclusiva “Dead And Gone”, probabilmente il pezzo più lirico di tutto l’album, in cui spicca soprattutto la bellezza della musica iniziale.
Lasciatevi sedurre dal fascino delle “arti oscure”, dimenticate le etichette e godetevi questo piccolo gioiello!!!
Recensione di Tiziana Ferro
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