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Ajattara - "Tyhjyys" (Spikefarm Records/Audioglobe)

Line up:

Pasi Koskinen (Ruoja) – Vocals/Guitars/Keyboards
Atoni – Bass
Malakias - Drums
 

voto:

6,5
 

recensione

Ecco arrivare i terzo album per i finlandesi Ajattara, ma la cosa che più ha colpito è forse la decisione del cantante, chitarrista e tastierista Pasi Koskinen (Ruoja), di abbandonare la sua band principale, ovvero gli Amorphis, per dedicarsi interamente a questa sua creazione. Rispetto a “Itse” e “Kuolema” c’è sicuramente qualche miglioramento a livello di qualità, ma il sound resta quello che ha caratterizzato i lavori precedenti della band, una sorta di black melodico con elementi death e un ritmo lento e pochi ripetuti riff di chitarra, che è sia il punto di forza che il tallone d’achille della band, dato che anche quando si tratta di un buon album alla lunga l’ascolto rischia di diventare veramente un po’ ripetitivo, ed è questo il caso di “Tyhjyys”, che significa “vuoto”.
Si parte con un intro di tastiera che ben rende l’atmosfera che si presenta già dall’oscuro disegno della cover e già dalla successiva “Sortajan Kaipuu” si può avere un’idea di come sarà l’album, è questa una canzone dal ritmo pesante con una vena melodica a supportare la voce rabbiosa di Pasi, seguita sulla stessa linea dalla successiva “Katumuksen Kyinen Koura”, mentre qualche variazione si ha con “Naaras” che ha un ritmo decisamente più coinvolgente e risulta una delle migliori tracce dell’album. Aumenta la potenza ed il sound si fa più pesante in “Armon Arvet”, mentre Koskinen continua a dare prova della sua abilità nel cantato in growling. La traccia successiva ha delle decelerazioni che richiamano quasi al doom, così da creare un atmosfera quasi opprimente tagliata dalla voce nervosa del singer, mentre con “Harhoien Renki” ci si riavvicina alle prime canzoni dell’album, con un più ampio uso delle tastiere.
“Langennut” si basa invece fondamentalmente su di un ritmo più ripetuto ma ben studiato che da solidità al brano, solidità che ritroviamo nella ben più lenta “Uhrit”, simile per certi versi a “Pahan Tuoma”, ma con un andamento ancora più lento, procedendo quasi a fatica. Siamo così all’ultima traccia vera e propria del disco, la cui caratteristica principale è la cupa melodia delle tastiere che circonda il suono degli altri strumenti, e concludiamo l’ascolto con l’outro, ricca di effetti elettronici che richiamano l’intro e ben si adattano al “vuoto” ad all’atmosfera che pervade tutto l’album.
In definitiva non c’è modo migliore per definire quest’album se non che è un album da Ajattara, pochi sono infatti i cambiamenti rispetto agli album precedenti, e non si può certo dire che non sia un buon lavoro, anche se non è certo richiesta una gran tecnica o bravura eccezionale per suonare certi pezzi, l’idea è comunque rimanga un lavoro realizzato a metà e che la band possa fare senz’altro di più.

Recensione di Marco Manzi

tracklist

  1. Intro
  2. Sortajan Kaipuu
  3. Katumuksen Kyinen Koura
  4. Naaras
  5. Armon Arvet
  6. Pahan Tuoma
  7. Harhoien Renki
  8. Langennut
  9. Uhrit
  10. Tyhiyydestä
  11. Outro

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