Veramente una piacevole sorpresa questo ep made in italy dei toscani Lurking Fear, band heavy metal attiva dal 2011 che con “Grim Tales in the Dead of Night” danno alla luce il loro primo lavoro.
Cinque tracce per poco più di mezz’ora di puro heavy dei primi anni ’80, con tematiche che prendono spunto dalla classica letteratura dell’orrore ispirate principalmente dal grande H.P Lovecraft, del quale i nostri hanno rubato il monicker ( l’omonima novella datata 1922).
Sin dall’opener Watching Eye, un nome viene subito alla mente dell’ascoltatore: King Diamond!
Infatti il terzetto nostrano sembra rappresentare i “cugini italiani” del Re Diamante! Le strutture e soprattutto le atmosfere decadenti dei Lurking Fear omaggiano nella miglior maniera l’opera dell’artista danese. In particolare la voce dell’ottimo Fabiano Fabbrucci, impegnato anche al basso, ricorda moltissimo quella del Re Dianante, esclusi i celebri acuti in falsetto.
Derivativi? Sicuramente, ma sinceramente la proposta dei Lurking Fear ottiene il mio rispetto per un semplice motivo: i nostri infatti, attraverso brani come l’inquietante e riflessiva Flesh and Soul o la veloce I am non sembrano voler semplicemente copiare quanto già detto trent’anni or sono, ma danno l’impressione di voler omaggiare quelle sonorità amate da molti headbangers.
Il disco autoprodotto presenta una scelta dei suoni volutamente old school, anche se in alcuni casi sembra che i suoni della chitarra siano un po’ troppo bassi nel mix generale. Le linee di basso sono molto interessanti, e anche alcune piccole lacune per quanto riguarda alcuni fill di batteria non impediscono al terzetto toscano di creare ottimi brani che dimostrano senza dubbio una grande passione e dedizione dei musicisti per il loro lavoro.
Non troverete sicuramente virtuosismi in questo album, ma solo tanto sudore e amore per l’heavy degli anni ’80.
Un’ultima nota di merito al vocalist Fabbrucci: tralasciando la grande somiglianza stilistica con il founder dei Mercyful Fate, riesce a creare veramente tensione e impatto emotivo nei brani, interpretando al meglio i testi e facendo “vivere” all’ascoltatore le terribili storie di morte, torture ed orrore raccontate. Ottima prova!
Considerando che siamo di fronte ad un primo Ep per la band, il giudizio è sicuramente positivo.
Speriamo che in futuro potremo sentir ancora parlare di loro, magari con un lp nel quale alcuni piccoli “errori di gioventù” (musicale!) possano essere limati e sistemati.
Ricordiamoci più spesso dell’underground italiano. Le sorprese sono spesso dietro l’angolo!
Recensione di Manuel Molteni
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