I bergamaschi Thunder Axe non sono affatto dei musicisti di primo pelo, infatti il nucleo originario della band nacque ben dodici anni or sono, pubblicando però il demo “Wild Metal” solo nel 2005. Giungono all’esordio discografico quest’anno, a dispetto della lunga attività della band, “Grinding The Steel” infatti, ci mostra un gruppo rodato con le coordinate stilistiche marchiate a fuoco nelle menti dei cinque ragazzi orobici, ovvero un classico Heavy Metal in pieno stile 80’s!
L’opener “Iron Will”, tradisce influenze Maideniane, producendo una cavalcata che lascia senza respiro, grazie al tiro della batteria di Ivo Sangalli e al basso di Federico Filì, oltre che allo scambio di convenevoli tra le chitarre, sapientemente maneggiate da Steve Zambelli e Dario Pasinetti.
Ma è dalla successiva “God Of Pleasure” che si delinea con rinnovata insistenza il sound dei Thunder Axe, ovvero un tanto roccioso quanto melodico Heavy, in un connubio che potrebbe essere accostato a quanto di meglio fatto da Saxon e Scorpions (“Instrumental Breeding” parla chiaro, senza bisogno di parole, in questo senso!) nella decade “dorata” del Nostro genere preferito.
L’ammiccante “Golden Cage” e la possente “Burning Fire” corredata di un ottimo ritornello, ci mostrano anche la varietà del singer Renato “The Joker” Forza, dotato di buona estensione e, capace di cambi di registro adatti alle trame intrecciate dai compagni di scorribande.
“Grinding The Steel” quindi, già nella prima parte, si rivela disco dalla facile assimilazione, merito degli spunti strumentali e delle impennate vocali che si accavallano senza timore, cercando soluzioni dirette e mai macchinose, confermando che, molte più volte, si dovrebbe cercare la forma canzone, anziché l’originalità a tutti i costi.
Quindi, proseguendo con il primo full length dei lombardi, scopriamo anche un gradito lato epicheggiante, esplicitato in “Age Of Revenge”, in odore di Sabbath (periodo Dio) e riempito a dovere dalle tastiere suonate dal Forza. Le sorprese non finiscono però, anche perché subito dopo, con “Story To Tell”, troviamo un brano maggiormente oscuro, giocato su un riffing portante ed efficace, esaltato forse dalla migliore prestazione di “The Joker” in questi solchi.
“Dawn To Divine” chiude l’ipotetico trittico più sinistro ed evocativo, avviato con “Age…” appunto, confermando, una volta di più, che la vera forza dei Thunder Axe sta nelle song cadenzate, all’occorrenza infarcite da soli di pregevole fattura a cura Zambelli/Pasinetti.
Non poteva mancare (o sì?) il lentone in questo “Grinding The Steel”, a mio avviso meno ispirato (anche se sicuramente confezionato al meglio) rispetto alla triade precedente, fatto salvo il breve break chitarristico che ne scuote l’andamento.
Con “On My Way” infatti, si torna subito a muovere il culo, per la traccia più ritmata del lotto, che avrà sicura presa in sede live, per un altro bersaglio centrato dal gruppo nostrano. La breve “Intro”, non fa che alzare la tensione per la scarica finale, ovvero quella di “Sinking Into The Past”, anticipata da una rasoiata di sei corde, prima che si trasformi nel consueto “tempo da headbanging”, che, come detto, è il colpo nel quale i Thunder Axe eccellono!
Tirando le somme, una piacevolissima opera prima per i Thunder Axe, che esalta le doti dei componenti, non ponendole mai in primo piano, ma sempre al servizio della forma canzone, particolare assolutamente da non sottovalutare di questi tempi.
A mio parere i Nostri risultano maggiormente efficaci quando il mood della traccia si fa più cupo, creando un contrasto con le vocals, come detto duttili del notevolissimo Renato Forza. Scoprire una realtà ritrovata come quella dei Thunder Axe non può far altro che piacere, sottolineando appieno l’immensa qualità del sottobosco Heavy Metal italico!
Recensione di Alessio Aondio
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