Un esordio sulla lunga distanza atteso quello dei Battle Ram, sospirato direi, dato che la band di Ascoli Piceno, in più di dieci anni di attività, ha ampiamente dato sfoggio delle proprie potenzialità, sia con il demo del 2003, con l’Ep/aperitivo “Smash The Gates” datato 2009 che, naturalmente, sulle assi di un palco.
“Long Live The Ram”, composto da nove fiammanti esempi di Heavy dal sapore epico, con la succosa aggiunta della bonus “Dark Command”, dall’omonimo demo di cui sopra, è l’ennesima, solida testimonianza dello stato di salute dell’underground nazionale, zeppo di qualità mai abbastanza valorizzata.
Le ‘vecchie’ “Burning Lives” e l’inno “Battering Ram”, traggono nuova linfa dalle riproposizioni targate 2013, grazie alla registrazione possente ma che conserva una veste naturale e maledettamente ‘live’, scandite dalla prestazione sopra le righe del singer Franco Sgattoni, capace dell’alternanza tra tonalità medio/basse e acuti, che già in passato abbiamo imparato ad apprezzare.
Non un cedimento e nulla lasciato al caso, le musiche composte dalla coppia d’asce formata da Gianluca Silvi (veterano della Passione per l’ HM) e Davide Natali, rispecchiano il volto belligerante e diretto dei Battle Ram, le accelerazioni dell’opener “The Stone” così come in “Burn With Me”, sono stilettate che colpiscono nel segno sin dal primo passaggio.
Anche i mid tempos, per forza di cose orientati maggiormente sull’ Epic, raggiungono l’obbiettivo prefissato, quindi se l’intermezzo acustico di “Road Of Light”, sapientemente orchestrato da “Ancient” Silvi, introduce al meglio il fendente “Behind The Mask”, “I Am HM” col suo testo/manifesto, ci fa saltare sulla sedia col pugno al cielo, ancora una volta di più felici della nostra, splendida, ‘deviazione’ mentale!
Ad un gruppo rodato e stabile, che si avvale di un cantante perfettamente calato nella parte, oltre che dotato a livello vocale e di due sei corde ispirate come lo scalpello di uno scultore, non può mancare una sezione ritmica degna di questo nome, infatti, il lavoro di Pierpaolo Sita, quadrato ed all’occorrenza fine, in combutta con le solenni pulsazioni del basso maneggiato da Arnaldo Rosati, si rivelano parimenti importanti nel sound incontaminato dell’ act marchigiano.
Aggiungiamoci anche una copertina magnifica, nello specifico il quadro (realizzato dal pittore Paolo Girardi) interamente riportato, rispetto alla parte già vista in seno alla release precedente e, per non farci mancare nulla, una versione più aggressiva di “In The Fallout”, apripista del primo Capolavoro dei Fifth Angel e possiamo finalmente dire che l’ascolto di “Long Live The Ram” ha ampiamente ripagato l’attesa!
Sperando di poter godere più frequentemente di tali uscite di spessore, non mi resta che augurare una sola cosa al quintetto nostrano, “Lunga vita all’ Ariete!”.
Recensione di Alessio Aondio
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