A quasi quattro anni da “Lost In The Darkness”, esordio dei Savior From Anger e, letteralmente un fulmine a ciel sereno per le mie orecchie fanatiche di Us Metal, torna Marco Ruggiero con il roccioso “Age Of Decadence”, questa volta sotto My Graveyard.
Se “Lost…” era penalizzato da un vistoso balzo di qualità produttiva, che spaccava per metà il prodotto, tanta era la differenza tra la prima parte ed il finale del disco (per il mero discorso di produzione, non certo per la qualità dei brani), andava comunque segnalata l’egregia prova del singer Alessandro Granato, mattatore dell’opera.
Ma, “chi fa da sé, fa per tre”, quindi, dall’attacco di “Deathburst”, non può che scattare un applauso al mastermind Marco, capace in primis di non far rimpiangere la prova impeccabile di Granato, oltre che a cimentarsi con la sua sei corde e, non contento, menando fendenti anche col basso. A coadiuvare il polistrumentista partenopeo, troviamo di nuovo Michele Coppola, deciso e preciso per tutta la durata di “Age Of Decadence”.
Non temete, di decadente c’è solo la copertina, infatti le dieci bombe che compongono la setlist del cd, deflagrano nel nostro Hi-Fi a botte di Power a Stelle e Strisce, ispirate (manco a dirlo!), agli immortali Vicious Rumors, campioni nel coniugare melodia e potenza, nonché ad una certa irruenza propria dei meno noti ma altresì indispensabili Liege Lord.
La timbrica dello stesso Marco, rende ancor più aggressive certe partiture, si ascolti per credere “Hypocrite” o la conclusiva “Bloodline”, due pallottole conficcate in mezzo al cranio dall’esperto cecchino napoletano, senza per questo tralasciare la forma canzone, che risulta piacevole e mai noiosa.
Già in occasione del primo full length spesi parole di elogio per i S.F.A., non posso che ribadire e rimarcare con vigore il concetto, nonostante le difficoltà, i cambi di formazione e, una posizione geografica che non ne esalta di certo la visibilità, quando si hanno le doti, sia di songwriting che tecniche, che appartengono ad una “vecchia volpe” come Mr. Ruggiero, tutto si trasforma in un piccolo grande capolavoro.
Unendo queste premesse al fatto che il (sotto)genere in questione è molto probabilmente quello che preferisco, anche alla luce degli innumerevoli pastrocchi sonori che infestano la sempre più variegata scena “Metal” internazionale, non posso che essere al 100% soddisfatto dei passi in avanti compiuti dai già encomiabili Saviors, i quali hanno bene impressa nella mente la strada da seguire.
In questo caso più che mai, non conviene guardarsi troppo lontano, quando abbiamo a portata di mano un tale concentrato di quello che effettivamente deve essere l’Heavy Metal (qui nella versione d’Oltreoceano), andrebbe valorizzato come gli Dei comandano, poiché, ne sono sicuro, i tre miti alla memoria dei quali è dedicato “The Age Of Decadence”, ovvero Carl Albert, Mark Reale e David Wayne, sarebbero felici di sentire in questi solchi la loro influenza, il Salvatore è tornato, lasciamo che faccia piazza pulita!
Recensione di Alessio Aondio
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