Tornano per il terzo full length i True Metallers Skelator, intransigente quintetto da Seattle, ancora sotto l’attenta ala protettrice della nostrana Metal On Metal Records.
“Agents Of Power”, sin dall’emblematica cover, dedicata a Elric di Melniboné, il Principe Albino sul quale s’incentra la più famosa saga dello scrittore fantasy Michael Moorcock, vuole essere un concept album, benché le prime quattro tracce presenti brillino di luce propria.
Di contro, il giovane singer Jason Conde-Houston, non ha mai nascosto la propria predilezione, sia per tematiche di carattere epico/eroico, sia per i toscani Domine che per l’ugola di Morby, che da sempre utilizzano la figura di Elric per ornare le liriche delle loro fatiche discografiche.
Un doppio omaggio da parte degli Skelator quindi, “fedeli alla linea” fino all’inverosimile ma, sempre e comunque sotto il segno della progressione strumentale e compositiva, che li distacca quasi definitivamente (non fosse per le tonalità Mutziane dello stesso Jason) da “cloni” dei Sacred Steel.
Sin dall’arrembante title track, posta in apertura, si intende che nulla è cambiato nel sound degli Skelator, un Heavy Metal classico e diretto, sorretto da chorus ultra epici e dal rifferama dal sapore 80’s, ancora una volta affidato a Robbie Houston (per la serie “Keep It In The Family”) e Rob Steinway.
Ottimi anche gli spunti più cadenzati di “Gates Of Thorbardin” e l’anthemica “Rhythm Of The Chain”, che conferma la bontà del songwriting made in Skelator, che fonde la capacità di attenersi al canovaccio dell’ HM tradizionale, con l’aggiunta di saper sciorinare ritornelli dalla sicura presa.
“Elric: The Dragon Prince”, la vera e propria suite divisa in dodici parti e, come dicevo dedicata appunto al guerriero partorito da Moorcock, potrebbe essere una mossa audace per chi non è avvezzo a certe composizioni concatenate (vi ho sentito che dicevate: “No, ‘Achilles, Agony And Ecstasy In Eight Parts’ due!”), ma non temete, a fronte di qualche episodio più riflessivo, la tensione si mantiene alta per tutta la durata dell’opera.
Tra intro e outro, ben sei su dodici tracce totali, la digressione su Elric conferma che gli Skelator hanno fatto ancora un passo avanti per quanto riguarda gli arrangiamenti, senza per questo snaturarsi o mutare minimamente la miscela esplosiva di True Metal che li nutre da ormai quasi tre lustri.
Nel complesso “Agents Of Power” risulta quindi più cupo ed oscuro e meno immediato del precedente “Death To All Nations”, non foss’altro per le tematiche scelte, ripeto, magari qualcuno potrebbe anche giudicarlo più ostico ma, da parte mia, reputo riuscito al 100% l’esperimento “concept” da parte dell’act statunitense.
Senza inventare nulla ma con il preciso trademark dell’evocativa ugola di Houston, il terzo disco sulla lunga distanza degli Skelator farà di nuovo sguainare le spade dei Metalheads più ortodossi e scevri da compromessi, al fianco di “Elric, The Dragon Prince, The Eternal Champion”!
Recensione di Alessio Aondio
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