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Red Blood Hands - "In the Space of seven Breaths" (***/***)

Line up:

Andrea - Voce
Fabio - Chitarra
Emanuele - Basso
Marco - Batteria
 

voto:

8
 

recensione

I Red Blood Hands, nella loro line-up attuale, si formano nell'inverno 2000 tra le montagne della provincia di Sondrio, con l'intenzione di proporre qualcosa di nuovo oltre al classico hardcore che i membri suonavano nelle rispettive precendenti bands.
Dopo un buon debut album, "8 Spots on a Withe Mind" uscito nell'estate 2002, il combo valtellinese pubblica questo nuovo "In the Space of Seven Breaths". La band che agli inizi si era presentata con un potente hardcore-punk aggiunge una forte componente metal, saggiamente miscelata ad un urlato che si avvicina ma non sfocia mai nel calssico scream delle band death / black metal. Il risultato è ottimo, un album molto vario che da una base hardcore sfocia quando meno ce lo si aspetta in riff thrash violenti e taglienti facendo riecheggiare nelle orecchie dei più nostalgici i vecchi Slayer, sebbene non troppo palesemente e senza mai rinnegare la matrice punk-core delle origini.
L'album si articola in sette brani tra cui i più interessanti sono senza dubbio la opener "Sill Psychosis", "Rigor of Beauty" che si apre con un leggero rullio di tamburi per poi travolgere l'ignaro ascoltatore con un hardcore potente, che si alterna a parti più tranquille dove si può apprezzare la voce pulita del singer Andrea. Vera perla di tutto l'album è comunque "Breaking the (gravity) Low", sicuramente il pezzo più metal di tutto l'album e probabilmente anche il più tecnico.
A "living a Trail" spetta il compito di chiudere il lavoro, la voce di Andrea si tramuta in scream, cosa che non avveniva negli altri brani. Molto interessante l'outro, integrata nell'ultimo brano dove ad un calmo infrangersi di onde si sovrappone un malinconico arpeggio di chitarra. La quiete dopo la tempesta.
Anche la produzione è su ottimi livelli, cosa non da poco se si considerano sia i mezzi che la provenienza della band. Oltre all'ottimo lavoro vocale del singer vanno ovviamente citati gli altri tre membri che dimostrano di saperci fare partendo dalla chitarra di Fabio, passando al basso di Emanuele fino alla pelli e soprattutto alla cassa di Marco. Consigliato a chi vuole dare una violenta scossa ai propri timpani assuefatti dalla monotonia musicale alla quale ci ha abituati il mercato degli ultimi tempi.

Recensione di Paolo Manzi

tracklist

  1. Still Psychosis
  2. The Straw That Broke The Camel's Back
  3. Rigor of Beauty
  4. Made/Done War by War you Want
  5. Breacking the (Gravity) Low
  6. Beleive in One
  7. Living a Trail

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