Giungono anche i Megahera all’agognato debutto, andando così a rimpolpare una scena, quella sarda, già di per sé sugosissima, che ha permesso all’isola dei quattro mori di attestarsi senza dubbio come una delle regioni “elitarie” in ambito Heavy Metal nostrano.
Il sound del giovane quartetto in questione, già autore di un demo, “Lethal Noise Of Violence”, uscito nel 2009, è fortemente debitore tanto della N.W.O.B.H.M. di band quali Diamond Head o Savage, quanto della decisiva irruenza contenuta nei primissimi lavori dei Metallica(R.I.P.) che furono.
Aihmè però (odio questi frangenti dello scrivere recensioni), non è tutto oro quel che luccica, nel senso che, i dieci brani che compongono “Metal Maniac Attack”, risultano senza dubbio ottimamente eseguiti e prodotti ma, al tempo stesso, necessitano di revisione in almeno un paio di elementi chiave …
In primo luogo, la voce di Mario Marras, il quale si rivela prezioso axeman per i Megahera ma, singer limitato e fin troppo “Hetfield oriented”, andando a ricercare anche linee vocali basse e più melodiche, soprattutto nel terzetto di song iniziali, togliendo loro aggressività e mordente oltre al fatto che, bisogna dirlo, il frontman non possiede nemmeno una pronuncia, diciamo così “al 100% californiana”.
Altro elemento che mi ha lasciato perplesso e che quindi segnalo per dovere di cronaca (costruttiva mi auguro e finalizzata al miglioramento di una band che certamente ha le potenzialità per dire la sua!), è la durata dei singoli pezzi, un paio da cinque minuti, mentre gli altri addirittura tutti dai sei agli otto, fatto che va a diminuire l’immediatezza e l’impatto degli stessi, trattandosi di Heavy/Thrash infatti, i nostri avrebbero potuto guardare di più alla sostanza, rendendo così il loro prodotto ben più incisivo.
Non sto distruggendo “Metal Maniac Attack” sia chiaro, anche perché il suddetto dischetto la sua parte di headbanging sfrenato e di primordiale carica Heavy ce la regala, soprattutto nella seconda parte, dopo la strumentale “The Electric Wizard”, che paga pesante dazio a “Anesthesia (Pulling Teeth)”, vengono sciorinate killer tracks quali “Apocalyptic Ride” o “Thrashing Mad”, capaci di mantenere le aspettative del sound Megahera, oltre che a far scintillare le chitarre di Marras e Cussu così come il forsennato drumming del preparatissimo Roberto Piu.
Da detrattore totale della cosiddetta “evoluzione” in campo H.M., processo che, per quanto mi riguarda, ha cessato di avere un senso già dai primi anni ’90, non posso che gioire della scelta stilistica fatta dai Megahera, abili mallevadori di Heavy misto a “primordiale” Thrash, somministrati in pesanti dosi dall’inizio alla fine del loro debut album!
Concludo sostenendo ancora che, con uno snellimento delle composizioni ed una maggior personalità in fase di songwriting, nonché un miglioramento netto delle parti vocali, i Megahera hanno tutte le carte in regola per farsi apprezzare dagli Headbangers più puri del globo!
Mi ha pesato scrivere certe parole riguardo ad un giovane gruppo italiano, ma, dato che non ho mai avuto problemi tanto nell’osannare i gruppi nostrani quanto nello stroncarli (azione che non riguarda affatto i quattro di Sassari!), mi auguro altresì che per i Megahera avvenga questo piccolo salto di qualità, poiché i mezzi ci sono tutti ed in abbondanza, buona fortuna e alla prossima!
Recensione di Alessio Aondio
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