Dopo tre cd promo autoprodotti, ci arriva il primo full length dei Last Frontier, Apocalypse Machine.
Anche quest’opera ci arriva autoprodotta, ma se le qualità resteranno immutate nel tempo, la firma con una label sarà solo questione di tempo.
La proposta del combo è un metal classico, molto devoto a sonorità oscure e umbratili care ai Sanctuary e alla loro più odierna incarnazione, i Nevermore, senza disdegnare accostamenti a quei Communic che avevan fatto parlare molto bene di sé con i primi due dischi.
Non solo Sanctuary ma una buona dose di Iced Earth, e di quel metal di stampo prettamente americano, meno levigato e più grezzo, che nel sottobosco a stelle e strisce non è mai morto e continua a sopravvivere contro tutte le mode e le tendenze, segno di una qualità senza tempo.
“Waiting for Apocalypse” apre il disco, e sono subito sette minuti di cadenzato heavy metal; la voce di Mich Crown è ispirata, a metà strada tra un Matt Barlow più cupo e Warrel Dane, mentre la chitarra di Mimmo e la sezione ritmica formata da Gateano e Adriano tessono la loro trama per supportarlo.
Si passa per “Metamorphosys”, incrocio tra le sonorità più US Metal come dicevamo prima, e la NWOBHM, senza tralasciare una spruzzata di quei Crimson Glory, tanto misconosciuti ma che han saputo creare dischi di grandissima qualità; in alcuni punti lo spettro del compianto Midnight compare nello scream di Mich, la chitarra continua a farla da padrone anche qui anche se le tastiere di Ciro si ritagliano più di uno spazio per dare un tocco di originalità al tutto.
Le composizioni sono sempre lunghe, articolate come anche “Darklight”, abbondantemente sopra i sette minuti, nei quali i nostri continuano a mostrare buona qualità, buon senso della melodia e dell’intreccio sonoro, sottolineando sempre più la sottile vena progressiva che, continuamente si affaccia tra i riff di chitarra e i passaggi di synth, tra un passaggio della sezione ritmica e una trama melodica dell’ugola di Mich.
Da “Summonig Armageddon” a “Nephilim’s Ride” la band continua a sottolineare il loro amore per le sonorità già ampiamente citate, mescolandole al loro gusto personale, maturato negli anni, formando una triade compatta, molto solida, rocciosa, sempre senza dimenticare la melodia che rende ognuno dei pezzi differente e interessante per chi ascolta.
Chiude il disco la pièce de résistance da più di dieci minuti “Time of the Ancients” dove i nostri cercano la fusione perfetta tra certo heavy prog, e la loro matrice più heavy, tutto molto interessante ma che alla fine non riesce a catturare fino in fondo.
In definitiva un disco e una band più che valida, che ci auguriamo, trovi al più presto un contratto per poter mettere su disco ufficiale quanto di buono finora dimostrato.
Contatti:
Contact: info@last-frontier.it
Web: www.last-frontier.it
Recensione di Lorenzo C.
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.