Qualche tempo fa un amico mi disse che Capolavori in ambito Heavy Metal ne escono ancora ma, dato che li possiamo ascoltare da poco, non riusciamo a paragonarli con ciò che negli 80’s portò il nostro amato genere al top...
Tutto questo per dire che, in ambito Class Metal, l’esordio degli Stonewall, trio della provincia di Foggia, è un piccolo Masterpiece, grazie all’elevato tasso qualitativo delle otto tracce contenute in “Victims Of Evil”!
Spazio alla musica quindi, con la title track posta in apertura, che ci rimanda ai Fifth Angel del più accessibile “Time Will Tell”, complice si il ritmo abbastanza sostenuto ma, soprattutto quella vena melodica che si imprime subito a marchio di fabbrica degli Stonewall.
Ancora una up tempo con “Dark Revelations”, corredata dal secondo stupendo refrain, a cura della possente ugola del cantante/batterista Antonio Guerrieri, orientata su tonalità medie, mentre un tappeto di cromato US Metal si srotola per la gioia delle nostre orecchie.
Si frena giusto quel che basta su “War Of The Worlds”, avvolta dall’epico riffing di Pierluigi Guerrieri, senza esagerare dotato di un gusto da “ragazzo prodigio”, visto che a soli quattordici anni si concede già scelte stilistiche sognate da suoi colleghi ben più navigati!
Tra richiami ai già citati Fifth Angel (prima ispirazione dei “Warrior Bros.”), o, perchè no, ai Malice, prosegue l’epopea “Victims Of Evil”, con l’oscura e decisa “No More Fear”, che rivela anche un certo gusto battagliero di scuola Omen.
Tanta, ma tanta cristallina melodia targata US, per un disco che, nell’underground, era molto atteso, visto che gli Stonewall si fecero conoscere già due anni or sono col demo “Eyes Of Fire”...
Intro stoppato, riffone procace e mini solo, queste sono le credenziali di “Feel My Blade”, quinta chicca di questo esordio imprescindibile per chiunque sia un “addicted” dell’ Heavy a Stelle e Strisce, ultimo sprazzo di aggressività, prima della scelta ancor più votata all’orecchiabilità, scelta che, a scanso di equivoci, non scalfisce minimamente la parabola ascendente del platter.
Non a caso, in “Fight To Survive” , si stagliano echi Dokkeniani, tanto per rimandarvi al più conosciuto, rinfrancando la dose, già alta, di fruibilità ed impatto catchy che pervade l’opera intera.
L’arcinota frase di Rocky Balboa, tratta da “Rocky IV”, nella quale l’eroe di Philadelphia, dopo la vittoria a Mosca sul favorito pugile di casa (ed in piena guerra fredda!), dice al mondo che una speranza di cambiamento c’è, è il finale della ottimistica “We Can Change The World”, perla che sembra uscita da un songbook di ben’altra fama, non per sminuire i ragazzi pugliesi anzi, per sottolinearne le potenzialità, perfettamente espresse in questi palpitanti minuti, in bilico tra pulsazioni Class e flavour Hard.
Altro aspetto che ho apprezzato parecchio degli Stonewall, è quello di aver già ben chiaro in testa le proprie coordinate stilistiche, come detto un Class Metal di stampo Statunitense, quindi, niente di più giusto che tributare gli Sword (quelli canadesi dei fratelli Hughes, autori di due grandi album nella seconda metà degli anni ’80) con la cover di “F.T.W.”, resa alla grande da Tony, per l’occasione coadiuvato dalla sei corde di Guido Tiberi, sei corde degli Axevyper (e autore della futuristica copertina “uomini VS macchine”) e da Renato Chiccoli, bassista degli Asgard, altro gruppo del quale, personalmente, attendo con ansia il debutto discografico.
In definitiva se per voi, come per me del resto, il “saper suonare” non si limita ad un mero esercizio di stile ma, anche nel caso degli Stonewall, il tutto è canalizzato nella forma canzone, ben arrangiata ed incredibilmente assimilabile, non esitate oltre ad acquistare “Victims Of Evil”, un album che contro ha solo il calendario e l’anagrafe, poiché se fosse uscito nel 1987, partendo da L.A. (e, prodotto da qualche guru del mixer!), i nostri avrebbero raggiunto un livello mondiale, sto esagerando? Schiacciate “play” allora...
Recensione di Alessio Aondio
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