Dalla provincia di Varese, Saronno per la precisione, ci arriva il disco auto prodotto degli Shivers Addicition. La band nasce dalla fusione dei FataMalata, band della zona, con il chitarrista gino Pecoraro, portacolori di una delle realtà seminali del metal tricolore anni ‘80, quei Nuclear Symphony che uscirono per Metalmaster nel 1989, la vocalist Olga e il bassista Fabio Cova.
Il sound del gruppo e’ classificabile come del sano e robusto heavy metal di stampo americano, con importanti sfumature prog, stile Dream Theater, Lemur Voice e Dali’s Dilemma, un heavy tecnico di stampo “magna carta“.
“Remote Control” apre le danze, con un pezzo potente, con un refrain melodico indovinato, anche se il solo non convince per nulla, e anche una scelta discutibile dei volumi di registrazione delle due chitarre che ne penalizza alla fine l’ascolto.
“Looks like an angel”, rialza subito le quotazioni di tutto il gruppo, pezzo cadenzato, più linerare, molto heavy classico, con molta melodia e la voce di Olga a guidare le danze e a duellare con le chitarre di Marco e Gino.
“ Nobody’s Land”, pezzo strutturato degli Shivers Addiction, dove nei sette minuti e passa, cercano di dare spolvero alla nostra povera terra caduta nella polvere, ma che mai doma si rialzerà (io lo spero), un pezzo che deve molto a certi Queensryche; un grido di speranza nel buio di questi ultimi 60 anni di decadenza italiana, attendendo una voce in risposta.
“My Revolution” invece ci porta su lidi cari ai Dali’s Dilemma, un heavy prog complicato, ma non privo di melodia, con un ritornello accattivante, anche se la voce di Olga in un paio di momenti non sembra convinta dei propri mezzi.
Lo snocciolare brano per brano puo’ diventare alle volte uno sterile esercizio di stile, e quindi per non tediare oltremodo vengono a segnalarsi la potente “Warmachines” con un testo critico e carico di lodevoli propositi, che pero’ si scontrano con la realtà quotidiana molto meno prosaica, “Wet Ways” sorta di incrocio bastardo tra heavy metal e un certo rock polveroso sino alla conclusiva “Death has nothing to teach” grido di dolore, causato dalla ferita aperta nei cuori e nell’anima di L’Aquila dal terremoto e ancora di là dall’essere sanata.
La band si comporta bene, avrebbe potuto prendere sicuramente un punto se non un punto e mezzo in piu’, ma come al solito, la registrazione è sin troppo amatoriale e SICURAMENTE cio’ va a detrimento delle qualità della band stessa; la voce di Olga (devo ancora sottolineare un inglese alle volte approssimativo) e del suono aberrante della batteria; tralasciando la scelta di porre la chitarra ritmica alle volte più in risalto della chitarra solista, ma, aggiustando questi difetti la band ha di che essere contenta del lavoro finora svolto.
Contatti: www.myspace.com/shiversaddiction
Recensione di Lorenzo C.
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