Dopo un oblio durato più di 10 anni, tornano sulle scene i T Odio con un nuovo disco di grande prog. Il titolo dell’album, “Sixteen”, è un chiaro riferimento alla storia della band, iniziata appunto sedici anni fa e giunta ora ad una svolta grazie alla rinascita della formazione ed alla previsione di entrare già in studio ad inizio 2011 per dare un seguito al presente lavoro. In effetti, forse è valsa la pena aspettare così a lungo, in quanto i T Odio danno alle stampe uno dei più bei lavori in campo progressive di quest’anno, un’opera completa ed esauriente, tanto melodica quanto potente nei punti giusti. Sembra proprio che le proverbiali sette camicie siano state sudate parecchio per dar vita ai brani di “Sixteen”, visto il livello di cura posto negli arrangiamenti e nel sound generale. Pompose porzioni tastieristiche ed un guitar-work di classe pongono i T Odio ad un altissimo livello e, pur non inventando di fatto nulla, fa piacere constatare che anche nella nostra penisola ci siano gruppi che, volendo, potrebbero competere tranquillamente a livello internazionale con nomi più blasonati. Per dare un’idea, prendete le tastiere del buon Greg Giuffria (House Of Lords, Giuffria) e miscelatele con un progressive rock/metal figlio di maestri quali Emerson, Lake & Palmer e del grande AOR degli ultimi, rinati, Journey piuttosto che del riffing graffiante degli Scorpions. Miscelando a dovere tutto questo senza eccedere in alcuna direzione, avrete come risultato qualcosa che facilmente si avvinerà al sound del gruppo.
Insomma, un lavoro degno di nota, anche se con il nome del gruppo mi sarei aspettato qualcosa più sullo stile hardcore/crossover, ma questo è un atteggiamento che è riconducibile al giudicare un libro solo dalla copertina, cosa che non paga mai. Se volete quindi apprezzare una band semi-sconosciuta e tuttora ancorata all’underground, fate vostro “Sixteen”, ritorno discografico spumeggiante dei T Odio, vedrete che mi ringrazierete.
Recensione di Andrea “Thy Destroyer” Rodella
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