L'hanno già fatto i Saxon con “Heavy Metal Thunder”, i Testament con “First Strike Still Deadly”, i Twisted Sister con “Still Hungry” e, dulcis in fundo, gli Helstar con l'egregio “Sins From The Past”, tanto per nominare i primi che mi vengono in mente, bene, tutti i nomi citati ci hanno regalato delle versioni attuali, potenti e curate nei minimi dettagli dei loro classici, con risultati eccelsi!
Era destino che a qualcuno toccasse “rovinare” dei cavalli di battaglia, ecco quindi che ci hanno pensato i Manowar con “Battle Hymns MMXI” a peggiorare (anche perchè migliorare era impresa ardua!) il loro disco d'esordio/caposaldo del 1982.
Si sa che tanto agli accaniti fans della band di Auburn non fregherà niente del risultato finale, anzi acquisteranno a scatola chiusa il prodotto, osannandolo come sempre, data la cieca fiducia che ripongono in DeMaio & Co.
Io, d'altro canto, per dovere di cronaca, devo informare coloro che troveranno sugli scaffali la scintillante copertina dorata di “... MMXI”, con un booklet finalmente all'altezza, ricco di un footage risalente all'epoca, con istantanee che ritraggono i tre guerrieri attuali e ovviamente Lui, l'unico ed insostituibile Ross The Boss, uno dei due elementi che veramente rendono insuperabile la versione storica di questo disco, che da 28 anni è nell'Olimpo dell' HM.
Se infatti vorrete pigiare play e ascoltare la “nuova” fatica dei Manowar, vi accorgerete che il “buon” Karl Logan, dove può, si attiene al compitino di ricalco sui riffs/solos di Ross The Boss ma, purtroppo, azzarda delle nuove soluzioni che, personalmente mi hanno fatto storcere il naso, prima in linea, la piccola (ma inutile!) modifica dello storico giro iniziale di “Death Tone”...
Nulla da dire invece sulla sezione ritmica, col solito finto basso di Joey in piena evidenza e, soprattutto, una grande prestazione di Donnie Hamzik, sottovalutato ma ottimale drummer per i “Kings of Metal”, qui decisamente baciato da una produzione all'altezza, al contrario della release originale.
Purtroppo, oltre al fatto che Logan non è e non sarà MAI Ross The Boss, c'è anche da dire che Eric Adams non è più quello di tre decadi or sono, nel senso che proprio la sua tonante e squillante ugola è in ribasso e, anche da studio, cimentandosi in un'impresa come questa, fioccano le bacchettate, vedi “Metal Daze” o la stessa “Manowar”, quest'ultima cantata in modo molto “spezzato”, brutta abitudine che il nostro Marullo ha preso anche on stage!
Certo che nella pochezza degli ultimi aborti di casa Manowar, anche una mossa commerciale come questa risulta per alcuni una ventata d'aria fresca, ma attenzione, che per altri, potrebbe affossare definitivamente uno dei nomi tutelari dell' Heavy Metal, una band che, nel bene e nel male, ha sempre portato avanti un certo credo, magari con atteggiamenti sopra le righe, ma senza dubbio riscuotendo successi in ogni angolo del globo.
Devo anche ammettere che, di fronte a queste premesse, avevo paura di quello che lo sciagurato duo (Logan/Adams), avrebbe potuto fare a “Dark Avenger”, un capolavoro assoluto della nostra musica preferita, oltre che ad un brano talmente pregno d'atmosfera, che una minima variazione avrebbe affossato imperdonabilmente.
Per grazia ricevuta vengo smentito almeno qui, dato che sia le narrazioni di Sir Christopher Lee rendono al meglio, come quelle che furono di Orson Welles e, la reprise in crescendo che chiude con furia belluina la song, è riportata fedelmente anche a distanza di tanti lustri!
Chiude la tracklist classica “Battle Hymn”, altra perla ineffabile, che decretò (a torto!) i Manowar come inventori dell' Epic Metal, ma che di fatto rimane comunque un brano da pelle d'oca e, addirittura commovente, almeno quando 10000 persone insieme gridano “Victory” tutte insieme sotto un cielo stellato ma, questo cosa c'entra con la re-recording in questione?
Nulla, è solo impossibile non divagare parlando di Storia, quindi, attenendomi al mio dovere, mi sento di promuovere la nuova veste, nonostante ciò non significhi che io la preferisca all'originale!
Le due bonus finali sono “furbescamente” tratte da due live del 1982 tenutisi in Texas, “Fast Taker” e “Death Tone”, che bastano per farvi rivivere la magia della line up migliore che i Manowar possano mai avere, per non parlare di Eric Adams, qui lo sfavillante screamer dei bei tempi!
Il mio personalissimo suggerimento è quello di correre ad acquistare “Battle Hymns” (e basta!) se per un malaugurato caso non doveste averlo, mentre invece se siete dei “Manowar addicted”, già avrete prenotato “Battle Hymns MMXI” dal vostro rivenditore di fiducia, per chi (come me!) si colloca nel mezzo, consiglio invece un ascolto parallelo dell'album in oggetto, prima di farsi prendere dai sentimentalismi, comprando per nostalgia il “nuovo” prodotto confezionato dallo scaltro Joey.
Recensione di Alessio Aondio
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