“Perché un voto del genere?” Immagino possa essere questa la domanda che alcuni di voi lettori potrebbero essersi fatti una volta aperta la pagina di questa recensione e quindi vi tranquillizzo subito: questo è un disco magnifico. Ma a questo punto, come direbbe un buon scrittore di romanzi gialli, il mistero s’infittisce. Ed allora passiamo subito alla fine della storia e sveliamo l’assassino: il qui presente “Beethoven’s Last Night” non è un nuovo disco della Trans Siberian Orchestra, ma solo una ristampa senza alcun tipo di bonus track e, per giunta, di un disco ancora reperibile su ordinazione a prezzi normali. Probabilmente questo tipo di operazione è stata fatta per ricordare al pubblico europeo del tour che sta per toccare proprio il nostro continente (ma non l’Italia) e, di conseguenza, per poter far riscoprire al pubblico uno dei migliori lavori del gruppo americano. Ora che l’arcano è stato svelato nella sua interezza, l’analisi di un lavoro del genere prende un’altra piega e ci si può addentrare nel dettaglio di un’opera veramente monumentale.
Quello che ho tra le mani è il disco della Trans Siberian Orchestra uscito in origine nel 2000 ed è il primo album del supergruppo (nel senso di numero di persone coinvolte) a vedere un concept non dedicato a tematiche natalizie, ma ad una storia tra il reale ed il fantastico sull’ultima notte di vita del compositore tedesco Ludwig Van Beethoven. Per chi non lo sapesse, la Trans Siberian Orchestra vede coinvolti due personaggi come Paul O’ Neil e Jon Oliva, rispettivamente produttore/compositore e cantante/pianista/compositore dei leggendari Savatage, quindi due personalità che influenzano fortemente la direzione del gruppo e, come se non bastasse, tutti i membri della famiglia Savatage sono bene o male transitati per le fila di questa band.
Fatta questa premessa, va detto che l’intrigante concept si sviluppa in maniera fluida e dinamica, senza accennare ad alcun colpo di sonno ed andando a siglare un album che, a conti fatti, risulta essere uno dei migliori della formazione americana. Certo, qui non trova posto nessun tipo di estremismo sonoro, ma per essere chiari potremmo dire che si tratta di una delle possibili evoluzioni che il sound che i Savatage avrebbero potuto sviluppare se avessero proseguito la loro carriera. Di conseguenza si parla di un hard rock molto orchestrale, che di heavy metal ha poco, giusto qualche riff di chitarra nemmeno particolarmente duro.
Alla fine, quindi, rimane la piacevolissima sensazione di aver ascoltato una rock opera a tutti gli effetti, sulla falsa riga di un Meat Loaf ispirato come non lo è da anni, anche se l’intera operazione commerciale di ristampa puzza molto di stantio e di “recupero crediti”. Almeno ci si poteva sforzare di dare, oltre ad un nuovo art work nemmeno troppo bello, qualcosa in più ai fan della Trans Siberian Orchestra, tipo un paio di bonus track o la registrazione di un concerto relativo a quel tour. Sarebbe valsa la pena di spendere anche qualche soldino in più, ma in questo caso la ristampa di “Beethoven’s Last Night” non aggiunge nulla all’originale del 2000. Peccato, un’occasione sprecata.
Recensione di Andrea “Thy Destroyer” Rodella
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