Tornano nei negozi i Blind Guardian, ovvero la band power metal europeo di più successo negli ultimi anni, con otto studio-album nel proprio curriculum e un favore del pubblico a dir poco stupefacente. I bardi teutonici hanno infatti saputo, nel corso degli anni, crearsi una nutritissima schiera di fan in ogni parte del globo, successo dovuto ad una discografia stupefacente, con cali di tensione quasi inesistenti e idee sempre fresche e chiare, dai capolavori assoluti "Somewhere Far Beyond" e "Imaginations From The Other Side" passando dal gioiellino "Nightfall In Middle Earth" fino alla svolta progressive di "A Night At The Opera" e l'ultimo "A Twisth In The Myth", due dischi molto azzardati che, com'era prevedibile, hanno diviso in due i supporter del gruppo, chi preferiva la versione power/speed e chi si delizia con queste nuove scelte più intricate e mai banali. Quattro anni dopo viene pubblicato "At The Edge Of Time", anticipato dai primi barlumi musicali presentati con l'uscita del videogioco Sacred 2 prima e con il singolo "A Voice In The Dark" dopo. Fin dai primi ascolti l'impressione generale è quella di un lavoro di transizione, dove Hansi e compagni si sono fermati per prendere fiato e guardarsi alle spalle verso la loro straordinaria carriera, i 10 brani presenti risultano infatti molto discontinui tra di loro, non seguendo una precisa scia ma anzi, mostrando i diversi lati del guardiano cieco, da quello più speed degli esordi al più acustico, fino ad arrivare poi a quello maggiormente progressive. Discontinuità e transizione non sono però sinonimi di fiacchezza, la tracklist risulta infatti molto ben curata e la qualità dell'intero ascolto è come al solito sopra la media, merito soprattutto della parte sinfonica, rafforzata dall'utilizzo dell'orchestra e coro di Praga, elemento che rende di un epicità tremenda due pezzi esaltanti come l'opener "Sacred World" e la conclusiva "Wheel Of Time", episodi che, ci scommetto, andranno sicuramente riproposti in sede live con effetti speciali da leccarsi i baffi. Totalmente in contrasto troviamo invece soluzioni dal tiro più old school come "Tanelorn (into The Void)", "Ride Into Obsession" e "A Voice In The Dark", diretti e seplici senza troppe distrazioni sperimentali, una buona alternativa che rende l'intero ascolto meno pesante. Ovviamente non viene dimenticato lo spirito bardo dei musicisti, ecco quindi la medievaleggiante "Curse My Name" e la più arrangiata "War Of The Thrones", entrambe deliziate da un'ottima prova vocale di Hansi. Le note dolenti sono invece da riscontrare in un paio di brani come "Valkyries", e "Control The Divine", troppo intricati e difficili da assimilare anche dopo diversi ascolti, forse una delle poche volte in cui si sente la band girare in tondo senza trovare ne un inizio ne una fine, oltretutto posti in una brutta posizione che rischia di rovinare la concentrazione nell'ascolto della parte finale.
Ecco quindi "At The Edge Of Time", un buon album che anche dopo diversi ascolti riesce a catturare l'attenzione e mostrare diversi lati che con un una semplice prima impressione non vengono recepiti subito. Sicuramente un prodotto che confarma il giusto posto dei Blind Guardian all'interno dell'olimpo del metal e che riuscirà ad attrarre a sè anche i fan di vecchia data, maggiormente devoti al power tradizionale. Non resta altro che verificare lo stato di forma dei bardi anche in sede live.
Recensione di Thomas Ciapponi
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