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Eluveitie - "Everything Remains (As It Never Was)" (Nuclear Blast/Audioglobe)

Line up:

Chrigel Glanzmann – Vocals, acoustic guitar, Mandolin, Uilleann pipes, Bodhràn, tin & low whistles, Gaita
Meri Tadic – Fiddle
Anna Murphy – Hurdy Gurdy, Vocals
Kay Brem – Bass
Ivo Henzi – Guitar
Simeon Koch – Guitar
Päde Kistler – Bagpipe, Whistles
Merlin Sutter – Drums
 

voto:

7,5
 

recensione

Dopo la parentesi acustica di “Evocation I...” gli Eluveitie tornano a cimentarsi con nuove energie in quello che loro stessi hanno battezzato come New Wave of Folk Metal con questo “Everything Remains...”, quarto full-length della loro carriera, e terzo disco per la tedesca Nuclear Blast.
Ma se ci sono alcuni punti di continuità con dischi come “Slania”, nondimeno certe basi ci riportano indietro fino a “Spirit” nelle parti più prettamente folk. C'è da notare poi il fatto che Anna Murphy è sempre più protagonista nel ruolo di vocalist femminile, dando al sound della band dei tratti più melodici, con l'atmosfera che diventa in questi casi più morbida ed armoniosa in contrasto con la potenza frenetica dei pezzi più “heavy”.
Già con queste premesse l'avvolgente intro con le sue cornamuse ci porta dunque alla titletrack, che contrasta subito nelle accelerazioni della batteria, accompagnata dalle melodie dei flauti e caratterizzata dai cori che uniscono i growl di Chrigel e la voce di Anna, anche se gli effetti su quest'ultima sono discutibili.
“Thousandfold” è la classica canzone da singolo, che infatti è il primo video estratto dall'album, brano più adatto da fare da “apripista”. Interessante l'intro di “Nil”, che ricorda un pò gli spagnoli Mago De Oz per poi virare decisamente su sonorità più aggressive, supportate dalle chitarre di Ivo e Simeon. Forse l'offuscamento del suono che occorre durante la canzone un pò stona, ma subito dopo arriva un brano ben più compatto e deciso come “The Essence Of Ashes”: dalle basi tracciate col l'hurdy gurdy di Anna, i riff decisi ed un ritornello orecchiabile, si piazza tra i pezzi più riusciti del disco.
L'acustica “Isara”, precede uno dei brani più aggressivi di questo lavoro, “Kingdome Come Undone”. Ritmi incalzanti e buon lavoro di Meri e del suo violino, in una canzone che arriva diretta e senza accorgersene finisce nel pezzo forte di “Everything Remains..”, “Quoath The Raven”. Un brano che incarna secondo me alla perfezione quello che oggi la band rappresenta: si passa da parti più pesanti ad interessanti fraseggi tra chitarre e flauti, il tutto pervaso in un'atmosfera medievaleggiante mentre proseguono i duetti Chrigel/Anna. Unica pecca secondo me ancora quella voce “effettata” verso il finale.
Cala un pò l'andamento con “(Do)Minion”, dalle buone progressioni ma che non convince del tutto in particolare nel refrain. Un'altra traccia acustica, “Setlon”, prepara poi il terreno per “Sempiternal Embers”, tra le tracce che più riportano ai primi dischi, con la sua complessa variazione di stile e un buon lavoro a livello compositivo. A seguire arriva quello che è il brano più particolare di questo full-length, una piccola perla che abbraccia l'anima più folk di questa band (non fosse per i growl quasi una semi-ballad), dai tratti nostalgici e accattivanti. Chiude infine “The Liminal Passage”, che riprende in parte l'intro.
Ci sono alcuni alti e bassi in questo album, mentre in certe parti le chitarre sono ben più convincenti, a tratti faticano a supportare con la giusta potenza il sound degli svizzeri. Anche le linee vocali potrebbero avere a volte un pò più di mordente, e ci sono alcune sonorità più moderne che stentano a convincere il sottoscritto. Dall'altra parte invece c'è anche un positivo parziale ritorno alle origini, e comunque in generale la band sa il fatto suo in ambito di composizione, come provano brani più che validi come “Quoath The Raven”, “Lugdūnon”, o “Sempiternal Embers”. La forza di quest'album sta molto nell'uso che viene fatto di strumenti come flauti, mandolino, cornamuse e l'immancabile hurdy gurdy, in cui la band mostra il suo estro creativo.
Un disco che cerca di fare da compromesso tra vecchi e nuovi fans della band, paragonabile a “Spirit” ma a mio avviso ben al di sotto di “Slania”.

Recensione di Marco Manzi

tracklist

  1. Otherworld
  2. Everything Remains As It Never Was
  3. Thousandfold
  4. Nil
  5. The Essence Of Ashes
  6. Isara
  7. Kingdome Come Undone
  8. Quoath The Raven
  9. (Do)Minion
  10. Setlon
  11. Sempiternal Embers
  12. Lugdūnon
  13. The Liminal Passage

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