Con un po di ritardo eccoci a recensire quello che è l'ultimo lavoro dei leggendari Slayer, band che non ha bisogno di presentazioni, ogni metallaro che si rispetti è devoto a loro e alla loro musica. Questo per quanto riguarda al passato. Venendo ai nostri tempi troviamo invece il classico polverone critico che accompagna le uscite discografiche dei gruppi che del metal hanno fatto la storia. Gli Slayer non sono da meno, dopo i semi flop di "God Hate US All" e "Christ Illusion" c'era infatti una sorta di malcontento da parte dei fan di Araya e soci, quasi rassegnati all'idea di sentire un ennesimo riciclo riuscito male di idee musicali scartate in precedenza e di dover vedere i loro beneamini andarsene in pensione a causa di mancata motivazione compositiva e acciacchi fisici che iniziano a calare come degli spettri sui musicisti, oramai arrivati alla loro bella età. Se questo dovessere succedere, le leggende californiane non se ne vogliono di certo andare a testa bassa, ecco quindi servito su un piatto d'argento "World Painted Blood", disco non troppo ambizioso e sorprendente ma in parte soddisfacente. Cosa da sottolineare subito è la pessima produzione di Rubin, che come accadde in "Death Magnetic", ci tartasserà per 40 minuti le orecchie con suoni impacciati, facendo franare le chitarre secche e gracili sotto la rimbombante voce di Araya e la batteria di Lombardo, decisamente troppo forte. Questo influirà non poco sull'ascolto del disco, rendendo anche tracce potenzialmente valide delle vere e proprie torture sonore. Fatta questa premessa è la tracklist che parla, 11 pezzi altalenanti dove alti e bassi vanno a formare un ascolto tutto sommato allegro e non di certo impegnativo, "World Painted Blood" è infatti uno di quei dischi scialbi da non prendere troppo sul serio, da ascoltare in un momento di indifferenza totale. Sul podio vanno sicuramente messe la tiratissima e impressionante "Snuff", la possente "Public Display Of Dismemberment" e la retrò "Hate Worldwide", classico pezzo veloce e diretto dove prevalgono le chitarre impazzite di King e Hanneman. Decisamente sullo statico sono invece composizioni come la titletrack e "Americon", dotate di uno schema molto classico in grado comunque di regalarci buona musica thrash. "Human Strain" e "Beauty Through Order " sono invece da dimenticare, segni incontestabili di quanto la band sia parecchio spaesata quando si tratta di rallentare e cercare di costruire un po di atmosfera. Stesso discorso per "Playing With Dolls", dove per quanto Araya si sforzi di cantare pulito il risultato non è altro che una lagna alternativa che dubito potrà andare a genio ai vecchi fan.
Abbiamo dunque constatato che quando si tratta di pestare come ai vecchi tempi gli Slayer ci riescono bene, non ottimamente ma comunque in maniera tale da dadicargli interesse e sostegno, in fin dei conti sono una delle nostre band preferite e se si tratta di farci male sotto il loro palco ci saremmo sempre, tuttavia "World Painted Blood" è il punto di non ritorno di un percorso giunto verso il capolinea, rassereniamoci perchè meglio di così non riusciranno più a fare.
Recensione di Thomas Ciapponi
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