Certa gente le proprie radici musicali ce le ha sempre e comunque nel sangue, è il caso dei brutti indivudui che vanno a formare i Bone Gnawer, band svedese formatasi nel 2008 e che vede tra le proprie fila un certo Kam Lee, famoso per la militanza nei leggendari Death e per la formazione dei suoi Massacre, band culto per gli estremisti underground. Oltre a lui troviamo anche Rogga Johansson, gia al lavoro con Edge Of Sanity e decine di altre band, Morgan Lie direttamente dai Naglfar e infine il meno conosciuto Ronnie Bjornstrom, insomma non sono di certo i primi quattro fessi che si incontrano per strada. Da gente del genere non si poteva altro che aspettarsi un disco 100% death metal, di quelli ignoranti e selvaggi, che se ne infischia delle influenze moderne e contaminazioni simili, e infatti cosi accade. "Feast Of Flesh" è un album retrograde in tutti i suoi aspetti, un disco semplice senza nessuna grossa pretesa se non quella di esaltare i fan di questo tipo di sonorità, obbiettivo che centra il bersaglio. Le dieci tracce filano via piuttosto lisce regalandoci riff marci e putridi che hanno libero sfogo in pezzi come "Sliced and Diced", "Cannibal Cookout" e l'ottima "The Lucky Ones Die First", posta in chiusura. La vera perla rimane comunque quel mostro di Kam Lee, growler nato capace di farsi sempre apprezzare in qualsiasi album sia presente. Inutile dunque soffermarmi su ulteriori dettagli inesistenti, mi limiterò a consigliare il lavoro agli amanti del singer americano e del death in generale, visto che è di questo che si tratta, un disco death per i fan del death.
Recensione di Thomas Ciapponi
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