Rapisce gia dall'artwork questo "The House Of Funerary Hymns", terzo album degli spagnoli Empty, band dedita a un black metal molto classico, capace di miscelare bene le sfuriate tipiche del genere ai rallentamenti più atmosferici e funerari. I ragazzi avevano gia avuto modo di darci prova delle loro capacità con i precedenti "A Source of Hollow Essence " e il più fresco "The Last Breath of My Mortal Despair ", dischi che ci presentarono questo tipo di stile, azzardato e mai semplice, calcoliamo anche infatti che la lunghezza dei brani era notevole, e tanto per intenderci la formula non cambia neanche in questo platter, anzi, viene sottolineata con maggiore ossessione.
Dopo un'introduzione piuttosto epica, questi spagnoli partono a razzo con "The Sense of no Being", pezzo che ci presenta subito una cattiveria micidiale per poi andare sul freno e immedesimarsi nelle atmosfere sprigionate dalla casa funeraria in copertina, atmosfere appunto decadenti e atroci, rese ancora più esplicite dalla voce semi-sussurrante di Drizzt. Possiamo dire che dopo questi primi nove minuti si puo già avere a grandi linee un'idea della struttura dell'intero disco. Da segnalare assolutamente il buon lavoro della coppia d'asce, che apportano un grosso contributo per l'idea evocativa e ossessionante che gli Empty vogliono dare con la loro musica, un'idea che i molti non vedono mai di buon occhio, ma che se proposta come si deve sa fare la sua bella figura, e chi ha orecchie per intendere, intenda. Alla fine della corsa troviamo "The Gates of Eden Are Too Narrow", pezzone di 11 minuti abbondanti in cui la band ci regala un completo assortimento del loro bagaglio musicale, soffermandosi principalmente sulle sfuriate atroci ampliate ancora una volta dalle urla disperate di Drizzt, che si è immedesimato fino in fondo nel malcapitato sotto tortura che mi ha dato l'impressione di volere impersonare.
Dunque, in conclusione, mi sento di dire che il qui presente "The House Of Funerary Hymns" è un gran bel lavoro black, dategli un'opportunità, sono sicuro che non ne rimarrete delusi.
Recensione di Thomas Ciapponi
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