“...I'll be the first to watch your funeral, and I'll be the last to leave...”, ora, quanti dischi possono vantare un ritornello così oscuro e malvagio? La risposta è:uno e uno solo, “Melissa”, datato 1983 e scritto (col sangue) dai danesi Mercyful Fate, re e precursori di tutto ciò che fu Horror/Dark/Black METAL negli 80's e non solo...
Infatti la band di Copenhagen, si era già messa in “luce” grazie al precedente, magnifico Ep, che già aveva definito il particolare sound della band, ovvero una sorta di incrocio tra i Priest più intricati e grevi ed una messa nera, fate voi i vostri calcoli, rapportati al fatto che tutto ciò veniva dato alle stampe ben 27 anni or sono!
Ad ogni modo la Roadrunner, un tempo gloriosa label, dette un'occasione al quintetto scandinavo, capitanato da uno strano figuro che si fa chiamare King Diamond e porta un face painting ,all'epoca visto solo in faccia ai Kiss, ma, nel Suo caso, non accompagnato alle baracconate del combo statunitense; occasione, come vedremo,sfruttata più che al meglio, dato che questo giovane gruppo, scrisse, a mio avviso, uno dei 5 perfetti Heavy Metal album di sempre...
Infatti, dall'attacco tirato di “Evil”, siamo catapultati come in un nero rituale, scandito dalle vocals ora malate ora in falsetto di Mr. Diamond, a tutt'oggi unico interprete capace di tale deviante carica negativa, grazie ai suoi inquietanti acuti, semplicemente unica anche “Curse of the Pharaohs”, con un riffone grazie al quale i Maiden scrissero “2 Minutes to Midnight”, ma questa è un'altra storia...
Proseguiamo con “Into the Coven”, inno all'occultismo e al proselitismo satanico, per quanto possa valere in una canzone ovviamente, ad ogni modo allucinata quanto basta per rimanere impressa a fuoco al primo ascolto, poi è l'ora di “At the Sound of the Demon Bell”, nella quale la coppia di chitarre Shermann/Denner dà il meglio di sé, intrecciandosi in riffs assassini e solos lancinati ma azzaccatissimi, al pari dei ben più blasonati (ci mancherebbe!) Tipton/Downing...
Il tempo della cadenzata e ossianica “Black Funeral”, che introduce un altro brano senza tempo, “Satan's Fall”, nel quale il Fato Misericordioso mette in mostra tutte le doti di songwriting disponibili, per vergare un viaggio negli inferi lungo 11 minuti, con risate sataniche di King, schitarrate tirate sopra un tappeto di doppia cassa (grande infatti l'apporto del misconosciuto drummer Kim Ruzz), sferzanti ripartenze e strane rime declamate dal sempre più sinistro Diamond, vero catalizzatore di malvagità musicale.
Tutto ciò, unito al gusto per il “melodico” della qui presente coppia di sei corde, rendono sia il disco che i Mercyful Fate stessi, una band nettamente più unica che rara, come per altro dimostrato dallo stacco arpeggiato di “Black Funeral”, prima che la song si concluda con il riff d'apertura, creando così un cicolo vizioso dal quale, come dice il Re: “You better escape, you've got to escape...YOU CANNOT ESCAPE!!!”.
“Melissa” si conlude con la title track, storia d'amore riguardante una strega bruciata sul noto rogo e, del suo amante che medita vendetta verso il prete inquisitore che ha commesso l'omicidio della “Queen of the night”, brano nel quale, per l'ennesima volta, il misterioso singer offre una prestazione ineguagliabile, con i tipici falsetti disperati a scandire le disperate grida del protagonista.
In definitiva, questo è uno di quei rarissimi album che, dal primo ascolto, non si può far altro che amare, rimanendone estasiati a tal punto da ascoltarlo all'infinito, imparando a memoria ogni passaggio e cantando ogni rigo di testo, credetemi, parlo per esperienza personale...
Recensione di Alessio Aondio
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