Ascoltare lavori di questo genere è sempre interessante e ti lascia sempre quel non so cosa misto tra stupore e soddisfazione, personalmente amo le one man band, le ho sempre trovate progetti in cui la mente in questione ha la possibilità di esprimere tutto quello che gli circola in testa, cosa che stando in una formazione vera e propria è per forza di cose impossibile, ed immancabilmente saltano sempre fuori lavori che non possono di certo passare inosservati. I Sun Of The Blind si collocano esattamente in quel tipo di progetto, dietro il moniker si cela infatti il nome di Zhaaral, musicista svizzero proveniente da Berna, quello che decide di presentarci è senza dubbio un lavoro ambizioso e raffinato, una via di incontro di sensazioni cupe e malinconiche con altre rabbiose e liberatorie.
“Skullreader” è composto da cinque brani di lunga durata, il più corto si aggira attorno ai sette minuti, per un totale di tre quarti d’ora di musica introspettiva e sicuramente non diretta, l’ascolto è infatti consigliato agli amanti di questo tipo di sonorità, a cavallo tra il black ambient e il rock opprimente stile ultimi Katatonia. Gia da queste parole si può intuire che le composizioni viaggiano su tempi lenti, il tutto per ricreare una sensazione di malessere mentale e di viaggio interiore. Le parti vocali sono quasi totalmente escluse se non per qualche scream e growl di sottofondo percepibili qua e la, sovrastati comunque dai suoni delle chitarre, punto di riferimento di tutta l’opera. Non sono da meno le linee di basso, che in un pezzo come “Fire And Thirst” giocano un ruolo importante, quasi come da sottolineare la decadenza emanata dall’intero disco. “Vanitas” è l’unico episodio che viaggia su tempi sostenuti, le parti lente vengono infatti più alternate con altre di maggiore velocità, forse per esprimere al meglio la rabbia dell’individuo, che arrivato al culmine della sua riflessione sprigiona rabbia da ogni dove.
Concludendo mi sento di sconsigliare l’ascolto a chi non apprezza suoni del genere e ha voglia di metallo veloce e dirompente, al contrario se andate matti per le parti più cupe e oscure di questo genere musicale allora vi conviene improvvisarvi lettori di teschi anche voi.
Recensione di Thomas Ciapponi
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